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Rigore sbagliato e palo: Messi elimina il Barcellona

Impresa Chelsea: in 10 per quasi un’ora incredibilmente va a in finale Blaugrana in vantaggio di due reti. Inglesi, 4 occasioni in 180’ e 3 gol

Rigore sbagliato e palo:  Messi elimina il Barcellona

Il Chelsea elimina il Barcellona. Il Chelsea va in finale a Monaco. Clamoroso ma vero, accade anche questo. La squadra campione d'Europa si scioglie in tre giorni, consegna il titolo spagnolo al Real Madrid, lascia la coppa dei campioni arrendendosi a un avversario eroico, in dieci per un'ora quasi per l'espulsione di Terry. Accade anche questo, l'allenatore di riserva, sostituto del fenomeno Villas Boas, il ragazzo italiano nato a Shaffusa, Roberto Di Matteo, supera il leggendario Guardiola, il Chelsea pareggia a Barcellona, il gol finale porta la firma di uno spagnolo, Torres, una goccia di cianuro per il popolo catalano tradito ieri sera dal suo campione, Leonel Messi, un rigore sbagliato e mille errori, un epilogo amarissimo per lui e per la sua squadra, fuori da tutto. I londinesi festeggiano ma giocheranno la finale senza tre titolari, Cahill, Terry e Mereles.
La semifinale ha offerto tutto quello che si potesse desiderare: i gol, le espulsioni, i rigori, la paura. Il primo tempo del Camp Nou ha offerto il meglio di questo gioco bellissimo, il tornado blaugrana, gli errori incredibili del fenomeno Leonel, il ko di Cahill, stiratosi a una coscia, lo stordimento di Piquè, fatto fuori da Valdes che gli era precipitato addosso e poi ricoverato in ospedale, il gol di Sergi Busquets, la pazzia di John Terry con una ginocchiata alle spalle di Sanchez, il raddoppio di Iniesta, la fiesta effimera catalana, il cucchiaio di Ramirez, totale: tre quarti d'ora di vero football con il Barcellona esasperato e il Chelsea prima suicida e poi eroe, seguendo le idee tattiche e profondamente italiane di Di Matteo.

Per non farsi mancare nulla, in apertura di ripresa, anche un calcio di rigore sbagliato da Messi, un palo colpito dallo stesso argentino, il gol finale di Torres in solitario contropiede, nel silenzio di ghiaccio dei centomila dello stadio. Che volevamo di più da una semifinale di Champions league? Roba che nemmeno Dario Argento e Alfred Hitchcock avrebbero immaginato ma sono cose che capitano, per fortuna, nonostante chi ritenga il calcio una scienza da lavagna o da computer.

È sembrato di ritornare indietro di trent'anni, quando le squadre italiane all'estero sapevano arroccarsi e in contropiede molestare e uccidere l'avversario. Così ha fatto il Chelsea ridotto in dieci dal suo capitano violento e il Barcellona ci ha provato in modo anche stolto, sempre con quel petting che è noioso e improduttivo se i suoi uomini migliori non trovano la porta e preferiscono costruire un alveare piuttosto che tentare la soluzione più immediata, il tiro da fuori per dire. Di certo la partita degli angloitaliani è stata perfetta, con i due difensori centrali (Cahill e Terry) fuori, che altro avrebbero potuto pensare e fare contro la squadra più forte, alla memoria ormai, del mondo? Nulla di più e la storia di questa Champions consegna la prima sorpresa grandiosa. Quando Pep Guardiola a tre minuti dalla fine si è tolto la giacca per seguire l'ultimo passaggio, l'ultima azione, è stato il segnale che il calcio non ha invincibili e fenomeni ma uomini, normali, fragili. Prevedo una notte di festa e di sbornie a Londra. Ma anche a Madrid. Non chiedetemi in casa di chi.

Ma non è uno spagnolo.

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