Se lo racconta Mauro Tassotti bisogna credergli. «Carlo e Rino erano come padre e figlio». Verissimo, anzi documentato dall'affetto che ancora li lega, segno di un sodalizio che non è stato solo calcistico ma umano innanzitutto. Perciò Gattuso è il primo ad ammonire la categoria degli allenatori. «Chi pensa di imitare Carlo può fare solo danni» è la sua convinzione resa ancora più solida dall'esperienza personale. «Spesso mi lamentavo perché mi faceva giocare in un ruolo diverso ma lui riusciva puntualmente a convincermi che era meglio così» la citazione che può e deve chiudere il cerchio. Ancelotti non è solo un parente di Gattuso, è anche considerato un esponente della grande famiglia milanista come testimonieranno i 60 mila di San Siro (riaperto il terzo anello per l'occasione) che lo accoglieranno da rivale per la prima volta con l'affetto e la riconoscenza che si merita. Nella serata dall'inevitabile bagno emotivo più che occuparsi di Ancelotti, è il caso di concentrarsi su una statistica allarmante: negli ultimi sette incroci, un solo successo per il Milan e poi una serie infinita di batoste o di pareggi con miracolo di Donnarumma (su Milik) incorporato, testimonianza concreta del declino rossonero e dell'ascesa napoletana.
Stasera, nel gelo di Milano, comincia la settimana di fuoco per il Milan, per Gattuso e anche per Cris Piatek definito «Robocop, grande fisico e grande voglia» dal tecnico calabrese che ne deve calibrare il debutto (partenza dalla panchina) giocando di testa e d'intuito sapendo che non è un problema per Cutrone la concorrenza. Anzi. «Da quando è tornato a gennaio dopo le vacanze, Cutrone non ha più la faccia storta» la frase pittoresca ma molto efficace del tecnico che dà conto del cambiamento effettuato dal giovanotto in materia di comportamenti e reazioni dinanzi a qualche esclusione, in corsa o in partenza di gara. Fosse per Gattuso il mercato del Milan, destabilizzante nei giorni passati, può finire qui al netto di qualche cessione indispensabile (sono in 30, Antonio Donnarumma verso la Grecia, Laxalt e forse Mauri verso Bologna) anche per difendere la presenza di Calhanoglu, richiesto dal mercato tedesco ma difeso con le unghie e con i denti dal tecnico. Fosse solo per Leonardo, avrebbe già concluso l'operazione aprendo a Carrasco.
È invece chiusa, con una ricostruzione completa, la parentesi Higuain. Gattuso non è avaro né di parole e nemmeno di spiegazioni convincenti. Eccole: «Gonzalo ha patito i titoli dei giornali quando non segnava gol, la storia del mancato riscatto in caso di Champions fallita e infine il rigore sbagliato più l'espulsione contro la Juve». Tutto vero.
Compreso il particolare che chiama in causa appunto la famosa stoccata di Leonardo ala fine della gara con la Spal che provocò i dissapori con l'argentino. Col ritorno di Kessie, Romagnoli e Calabria, può restare fermo sia Zapata (proposto rinnovo di 1 anno a 2 milioni) che Reina (guaio muscolare).
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