La foto. Era l'una di notte ora di Greenwich e l'orologio del tennis si era completamente fermato. E quell'ora non si teneva più nessuno, era impossibile. «La tua famiglia: ne vuoi parlare?». «La mia famiglia...». Bam: il fiume di lacrime.
Quella foto. Durante il concerto organizzato per l'Ultima Partita alla Rod Laver Cup, è successo. Roger Federer e Rafa Nadal avevano appena perso il loro match contro Sock e Tiafoe, con il Re che ha avuto pure match point e servizio. Ma francamente: chissenfrega. C'era la musica, struggente, loro due seduti uno fianco a fianco in panchina, gli occhi rossi e affogati. Una mano tocca l'altra, chissà chi ha cominciato per primo, è un po' come la storia di quella famosa borraccia tra Coppi e Bartali. Non lo sapremo mai, probabilmente. Ma sappiamo che dentro quella foto c'è tutta una vita. La nostra, anche.
«È stata una giornata difficile, abbiamo fatto finta che fosse tutto normale. Ma alla fine non ce l'abbiamo fatta più. Non ce l'ho fatta più». Raccontare l'addio a Roger Federer tennista con le parole di Rafa Nadal è la sintesi di qualcosa di umanamente quasi inspiegabile. Mentre Djokovic partecipava al momento più struggente quasi imbarazzato, forse sapendo che per lui non potrà ma esserci un ritiro così, Rafa piangeva e piangeva. Confesserà più tardi in conferenza stampa: «In tutti questi anni Roger è stato sempre al mio fianco, è stato spesso davanti a me. Oggi se n'è andato un pezzo importante della mia vita».
La famiglia: quando Jim Courier in veste di intervistatore ha infilzato Federer con una domanda più precisa di uno dei suoi vecchi passanti, sapeva dove voleva arrivare. Roger appunto non si tiene più e scoppia in un pianto a dirotto. E quando, finita la cerimonia, la famiglia arriva, l'abbraccio lungo e appassionato con Mirka vale più di tante parole che in questi anni sono stati spese per e contro di lei. Poi, quello tenero con le due coppie di gemelli, mentre papà ormai ex tennista dice loro «non vi preoccupate, sarò un uomo felice con voi», conferma il fatto che questo giorno non è stato l'inizio di una fine, come capita a chi non riesce a cambiare, a chi dice che il ritiro - per uno sportivo - sia come una piccola morte. È vita, invece, è amore: «È stata una giornata perfetta. Non potevo sperare niente di meglio». Non potevamo chiedergli di più.
Amore e amicizia. Se davvero non solo tutto il mondo - ma anche quello che una volta sembrava essere il tuo peggior nemico - non riesce a smettere di piangere, e se all'improvviso ti ritrovi mano nella mano con lui e non ti vergogni di mostrare i sentimenti, vuol dire che non c'è altro che possa spiegare cos'è stato Roger Federer e perché nessuno sarà mai come lui.
Quella con Rafa sarà per sempre «La Foto», le loro lacrime sono state le nostre, e nessuno si vergogni di averle versate. Diceva Napoleone: «Posso perdere una battaglia ma non perderò mai un minuto del mio tempo». Roger Federer invece non ha perso neanche questa volta. L'ultima.
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