Roma«Oddio che cosa ho combinato...». Da mercoledì sera Alessandro Florenzi non è più solo «il bello de nonna» per la corsa in tribuna e il bacio alla signora Aurora dopo un gol al Cagliari. Il merito è di quel pallone magico partito da centrocampo e che ha attraversato come un lampo metà del terreno dell'Olimpico finendo in porta. «Questo gol finirà in tutte le sigle delle trasmissioni sportive...», il complimento di De Rossi nella pancia dell'Olimpico. In Spagna l'«affronto» sportivo ai marziani del Barcellona ha ricevuto i dovuti onori. «Per un secondo è stato Pelè», scrive il Mundo Deportivo , «Golazo colosal del colosso di Roma», gli fa eco Marca . C'è addirittura il tweet dell'avversario blaugrana Piquè: «Uno dei gol più belli che ho incassato in carriera».
Lo stadio Olimpico è caduto ai suoi piedi, come un gladiatore uscito vincitore dal Colosseo nell'antica Roma. Poi la pioggia di tweet (segno dei tempi), nei quali - secondo un algoritmo approntato dal bookmaker irlandese Paddy Power - la parola nonna è stata tra le più usate. E non poteva essere altrimenti.
Trascorsa una notte quasi insonne, Florenzi ha raccontato lucidamente la sua perla: «Volevo dare il pallone a Dzeko, poi ho visto il portiere fare un passo avanti e ho pensato: ‘Ci provo, al limite la palla va in fallo di fondo e ci riposizioniamo'. Ma quando Ter Stegen correva indietro, ho capito che stava andando bene...». «Il bello de nonna», bravo ragazzo di Vitinia, zona sud-ovest di Roma, è entrato da tempo nei cuori dei tifosi giallorossi. Figuriamoci ora dopo la magia con il Barça. «Ci proverò ancora...», promette in maniera quasi sfrontata. «Mi avevano dato per morto perché al gol mi sono cascati gli occhiali e mi sono chinato a raccoglierli, mentre tutti pensavano che stessi male - ha confessato papà Luigi -. Tutto credevo fuorché uscisse una cosa del genere, ma lui è un ragazzo umile, anche perché come si alza di un palmo da terra sono io il primo a tagliargli la capoccia... Il complimento che gli faccio sempre è: somaro».
Nel calcio moderno i giocatori hanno le valigie sempre pronte e seguono le leggi del mercato più che quelle della maglia. Non a Roma, dove permane ancora un minimo di senso romantico, di pazzia generalizzata, di confusione e cortocircuito nel quotidiano dove si vive il pallone 24 ore su 24. Qui la maglia conta ancora, eccome. E Ale, così lo chiamano i supporter romanisti, sta avanzando alle spalle dell'icona Totti e dell'eterno Capitan Futuro De Rossi. «Il suo gol rimarrà nella storia», così il capitano. «Diventerà uno dei terzini più forti al mondo», l'imprimatur del centrocampista con cui condivide anche l'esperienza in Nazionale.
Dei due illustri predecessori Florenzi ha la cittadinanza, il pedigree (le giovanili della Roma), e la fede per i colori della Maggica . Ma non la fedina giallorossa immacolata: non avendo l'etichetta del predestinato, ha dovuto fare un anno in prestito a Crotone, per provare a far capire la sua voglia di Roma e il suo talento. Tutti dicevano che era bravo, in pochi pronosticavano un futuro roseo in A. Dicevano che correva tanto ma non era né carne né pesce. Zeman, Andreazzoli e Garcia gli hanno dato fiducia e con il francese è diventato un jolly: titolare, ma non sempre, giocatore utile a colmare defezioni. «Sono pronto a fare tutto ciò che mi chiede il mister», disse tempo fa Florenzi.
Ormai consacrato terzino destro, ruolo in cui potrebbe avere un futuro anche con Conte in azzurro. E il «bello de nonna», cuore giallorosso che in campo spende tutto, anche troppo in fretta, è pronto a raccogliere l'eredità. Per far grande la Roma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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