Ronaldo è il padrone dello Stadium

CR7 che rovesciata. Applausi dai tifosi bianconeri. Dybala espulso e la Champions sfugge

Ronaldo è il padrone dello Stadium

dal nostro inviato a Torino

E poi c'è Cristiano Ronaldo. Un gioco di prestigio e una magia. Prima si materializza all'improvviso dopo tre minuti e mette subito alle corde la Juventus, poi la rovesciata acrobatica che di fatto fa volare in semifinale il Real Madrid. Un capolavoro che trasforma i fischi in applausi dell'Allianz Stadium, espugnato in Europa dopo cinque anni. Perché di fronte ai più forti non si può fare altro: alzarsi ed applaudire. Non c'è niente da fare. Sono invece applausi consolatori per Dybala che subito dopo si fa cacciare per un secondo giallo eccessivo dal solito Cakir. L'Europa della Juve finisce nell'arco di due minuti e il tris di Marcelo su assist di Cristiano Ronaldo è la condanna definitiva.

Chi ha il più forte vince: basta pensare che CR7 ha segnato un gol in più, ventidue, della Juventus nei quarti di finale della Champions moderna. Uno di questi ieri sera è arrivato subito, dopo tre minuti. All'improvviso il fantasma del portoghese sbuca tra Chiellini e Barzagli e segna. Una sentenza per uno che è il primo a segnare in dieci gare consecutive di Champions League. Allegri l'aveva detto: «Negli ultimi dieci anni, hanno vinto cinque volte a testa la classifica dei cannonieri Ronaldo e Messi». E sette Champions sono volate in Spagna, tra Madrid e Barcellona. La Juve lo ha provato sulla propria pelle, a Berlino e Cardiff. Ma è stata anche capace di eliminarli i mostri sacri, ma non è questo il tempo delle imprese.

I campioni d'Italia rivedono subito i fantasmi della infausta finale di dieci mesi fa. Isco fa lo stesso movimento di allora e serve il solito cioccolatino irresistibile: allora a Casemiro, stavolta a CR7. A giudicare da questo flash, la Juventus non ha proprio capito la lezione. Invece aveva ragione Allegri a dire che aveva comunque imparato qualcosa e lo dimostra per un'ora perché resta «in partita con la testa anche nelle avversità». In realtà il Real Madrid è molto di più, è una tempesta scatenata da Isco, che Zidane ha plasmato a sua immagine e somiglianza. Letale come quando manda al tiro Kroos che centra la traversa. Però c'è anche Juve, disposta da Allegri a sorpresa con il 4-4-2 per cercare l'ampiezza di gioco, che invece le merengues trovano con irrisoria facilità. Dybala viene murato dall'implacabile Sergio Ramos, mentre il colpo di reni di Navas fa rimangiare l'esultanza a Higuain. Allegri puntava su una notte da Joya, ma anche nel primo tempo dell'argentino si ricorda solo lo stile nel buttare fuori la palla con un avversario a terra e, soprattutto, un'ammonizione per simulazione che si rivelerà decisiva. Cakir, già conosciuto dalla Juve a Berlino nella finale con il Barcellona e dall'Italia nei playoff con la Svezia, vede bene. Forse non altrettanto sul braccio di Varane in area.

Sono dettagli contro un Real Madrid superiore in tutto, perché un conto è avere il cristallino Modric un altro il solo futuribile Bentancur, però la Signora nei primi 45' crea quattro occasioni. E come a Cardiff si ripresenta per prima in campo, stavolta non per presunte scazzottate da far west nello spogliatoio. Comunque il finale sul campo è lo stesso. Cristiano Ronaldo la spaventa di nuovo subito, Higuain non trova Dybala. Perché in Europa l'HD va a corrente alternata: o si accende uno, o si accende l'altro. Ieri addirittura nessuno dei due. La punizione del numero dieci deviata finisce fuori di un soffio. Invece Cristiano Ronaldo taglia in due con una sforbiciata acrobatica la Signora (complice l'incomprensione fra Chiellini e Buffon), che lo stesso Dybala lascia subito dopo in dieci.

La stella di CR7 brilla da dieci anni, quella della Joya in Europa finora l'ha fatto raramente. Il loro confronto esalta la differenza abissale tra Juventus e Real Madrid non solo storica con quelle dodici Champions vinte a due. E ribadita dieci mesi dopo Cardiff.

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