Davide Pisoni
Tanto rumore per nulla. A Budapest, sull'Hungaroring, più che una gara di macchine, sembrava di stare a una sfilata di sbandieratori. Rosse, quattro volte, gialle a ripetizione, ma l'ultima malandrina perché determinante per assegnare pole e prime dieci posizioni in griglia e sfruttata solo da un diabolico Rosberg. Comunque nemmeno la qualifica più lunga, o almeno tra le più lunghe nella storia della Formula 1, cambia le carte in pista. Prima fila Mercedes e dietro tutti gli altri. Come prima, più di prima.
Anche se nella casa anglotedesca c'è sempre spazio per il giallo. Stavolta niente contatto tra i due compagni litigarelli. Ma una bandiera gialla di troppo. Fernando Alonso si gira a un minuto dalla fine, resta in traiettoria, bandiere gialle: Hamilton alza il piede mentre sta volando e abortisce il giro. Come il britannico tutti gli altri. Invece Rosberg continua dritto e piazza la pole. Ci sarà da discutere, con una coda a una qualifica infinita. Resta il fatto che il leader del mondiale è stato il più furbo. È anche così che si diventa campione del mondo. Ha alzato il piede nel settore centrale di quel tanto per poi non indurre i commissari ad annullare il suo crono. Una furberia che lascia di stucco quella volpe di Hamilton. Già fortunato nel passare per un soffio il taglio del Q2 con il decimo e ultimo tempo utile. La dea bendata che da qualche gara sorride a Hamilton e mai invece, in questa stagione, alla Ferrari. Nel caso di Vettel, appunto con Alonso che si gira pochi metri avanti al tedesco della Rossa che stava realizzando un giro buono da seconda fila, anche terzo dietro le due Frecce d'argento. Invece niente, quinto alle spalle anche delle due Red Bull. E se questo è il sabato su una pista che l'anno scorso ha sorriso a Maranello, che qui vinse la sua penultima gara, bisogna mettere da parte qualsiasi tipo di ambizione. Perché appellarsi alla fortuna può diventare un esercizio di pura difesa senza senso. Vero che Raikkonen resta fuori dal Q3 ancora una volta perché il timing d'ingresso in pista è di un soffio anticipato e gli altri spingono giù il finlandese fino a una 14ma posizione che lo obbliga a una gara tutta di rincorsa.
Insomma, la Ferrari non pesca il coniglio dal cilindro su un circuito «amico» a questo punto solo sulla carta, in cui nel Q1 viene esposta ben quattro volte la bandiera rossa, una per il violento acquazzone che annega l'Hungaroring, tre per gli errori di Ericsson, Massa e Haryanto, obbligando i piloti a stare in macchina più che per un gran premio. Con tanto di curiose corse al bagno tra un Q e l'altro.
E così è ancora una volta la Rossa del «voglio ma non posso». Del Vettel che «avevamo una macchina da terzo tempo».
La realtà è che si riducono sempre di più i sogni di timbrare almeno una vittoria. Usando le parole di Ecclestone riguardo al tormentone del gp d'Italia a Monza verrebbe da dire che il popolo rosso «è esausto». Di vedere sventolare dai commissari solo bandiere rosse e gialle.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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