C'è un 8 settembre che possiamo anche festeggiare e mandare a memoria. Non un armistizio ma il trionfo di una vettura italiana, anzi della vettura italiana, la Ferrari che unisce un popolo altrimenti spaccato da beghe condominiali e fazioni avvelenate dall'odio. C'è la pista di Monza invasa dalla gioia, dieci, cento, mille, centomila bandiere. Italiani a ritrovare l'orgoglio della vittoria sulle macchine tedesche. Così come duecento e qualcosa in più, erano i tifosi della nazionale di football saliti fino a Tampere scaldando cuore e mani per gli azzurri di Mancini. Non sono vittorie uguali, hanno peso e valore tra loro distanti ma l'Inno di Mameli e il tricolore hanno ugualmente unito cittadini, non scrivo e non intendo dire patrioti, pronti a litigare per un sorpasso in autostrada o un rigore non fischiato. È l'Italia dello sport, è il drone che sorvola i campanili e dimentica le baruffe di quartiere. Sulla torta di nozze a Monza. La panna di un monegasco che parla italiano e anche meglio di un qualunque altro suo sodale sportivo, di calcio, riscattando un popolo provinciale, in fondo ignorante, che usa le lingue straniere per darsi un tono o nascondere i propri limiti. Leclerc non è Mancini ma insieme hanno fatto la domenica italiana, come le ragazze della pallavolo (a proposito non volley) con il bronzo al collo e il veleno addosso per le critiche eccessive. Ogni tanto ci ricordiamo di essere un popolo ed è malinconico doverlo scoprire dopo una chicane o un gol su rigore. Le immagini di Monza hanno anche offerto un erede della dinastia Agnelli esultare come un ultras, Lapo Elkann faceva l'italiano ferrarista al 100%, come Jorginho brasilvicentino che ha scelto l'azzurro e non il verdeoro, ballando dopo il gol.
Si dirà: retorica di repertorio, amori estivi, da domani si torna alle risse di partito, Monza è già una cartolina del passato, l'Italia del football è ancora alle elementari, dopo il riformatorio. Però il sapore della festa è stato forte e coinvolgente. Per un giorno niente autovelox e var, via così, primi sul podio a cantare, tutti, fratelli d'Italia. Fino al prossimo insulto.
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