Nel giorno in cui Marc Marquez è detronizzato matematicamente, è Valentino Rossi l'erede al trono designato. Perché il Dottore è entrato in modalità mondiale. Non è uno scatto, ma è una fine «cura» riservata al rivale, per l'occasione Jorge Lorenzo. Una sorta di lavoro ai fianchi, non fisico ma psicologico. È quell'arte tipica dei campioni, dei fuoriclasse di «smontare» l'avversario.
Nel weekend giapponese c'è stato un assaggio, anche qualcosa di più, ma siamo solo all'inizio. Il venerdì Vale ha scherzato «e meno male che gli fa male la spalla». Era una trappola, Lorenzo c'è caduto parlando di «rapporto cambiato, c'è pressione tra noi parliamo meno». Poi la pole. Jorge pensava di dargli mezzo secondo, se l'è ritrovato incollato. «È stato più furbo, mi ha copiato le linee», ha sbottato il maiorchino. Non si è scomposto Valentino perché per l'obiettivo, leggasi titolo mondiale, si fa questo e altro. Quindi la gara. Lorenzo prova a scappare sul bagnato perché avere il pesarese attaccato è un'ombra troppo grande. Lo squalo che ha paura del pesciolino, prendendo spunto dalla metafora disegnata sul casco di Vale a Misano. Ma soprattutto Jorge si mangia le gomme e quando spiove finisce la sua gara. Rossi rimonta e dopo un paio di curve negli scarichi del compagno di box, ecco inevitabile l'errore di Lorenzo che va lungo. Si chiama sudditanza psicologica, l'incapacità di reggere lo sguardo del rivale. Invece il maiorchino dice di essere stato «sfortunato ancora una volta con il meteo, perché la pista si è asciugata». E qui Rossi non ci sta perché «se lui parla di sfortuna è irrispettoso nei miei confronti...». Senza negare che «sul bagnato vinceva Jorge...».
Bum, Vale ha innescato la modalità mondiale. Lorenzo può essere il più veloce in pista in questo momento, ma non è il più forte. Quello è Rossi. Al quale la fortuna non ha mai voltato le spalle in questa stagione. Come a Silverstone e Misano dove la pioggia gli ha risolto un sacco di problemi.
Ma con il meteo ci sa fare Vale. A Motegi Rossi ha fatto una gara di un'intelligenza assoluta. Tanto che già al venerdì ne aveva «letto» i possibili sviluppi. Lui la chiave «Pedrosa», l'aveva capita: «Magari fa con Lorenzo quello che ha fatto con me ad Aragon».
Detto e fatto, senza chiamare in causa eventuali doti da veggente. E quando Dani l'ha sorpassato ha colto l'attimo, gli si è messo in scia, gli ha copiato le linee, recidivo ma è l'umiltà che solo i campioni hanno, e ha messo altri quattro punti tra lui e Lorenzo, ora a meno diciotto, mentre Pedrosa festeggiava le cinquanta vittorie in carriera. E il nove volte campione del mondo non ha problemi ad ammettere: «Sì, Dani mi ha aiutato». Ora a Lorenzo non basta vincere le ultime tre gare se Rossi gli si piazza sempre alle spalle. Psicologicamente è una mazzata. Rossi non ne abbia, essere fortunati non sminuisce.
Perché nella fortuna c'è anche che potrebbe diventare uno dei campioni del mondo con meno gp vinti, al momento quattro.
Ma quattordici podi in quindici gare, sono il segno di un'incredibile continuità, una sorta di martello che picchia più forte del martillo (Lorenzo, ndr). Ora Rossi ha un vantaggio materiale, in classifica, e un vantaggio psicologico, nella testa. Il «decimo» si può davvero fare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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