"La Roubaix m'aspetta per battezzare la mia nuova vita"

Il campione: "A Sanremo ho fatto qualcosa di bello. Qui cerco una trasformazione per me necessaria"

"La Roubaix m'aspetta per battezzare la mia nuova vita"

Ama le superfici levigate e scorrevoli: silenziose. Ama la pista, terreno di conquista di ori mondiali e olimpici, teatro ideale del tempo che scorre e che è abituato a rincorrere ed abbattere. Un'ora per l'eternità, 56 chilometri e 792 metri in un'ora, per entrare nella leggenda e nella storia della pista, ma Filippo Ganna quest'anno insegue anche se stesso, alla ricerca di una trasformazione che sente possibile e che il secondo posto alla Sanremo ha reso visibile.

Filippo Ganna insegue oggi un sogno che si chiama Roubaix, la corsa che è tutto molto più di una corsa ciclistica, proprio perché è così poco ciclistica. Corsa carogna e bastarda, che si ama o si odia, che si corre o si subisce, ma che si vinca o si perda è in ogni caso da eroi. Da eroi del pedale, per quel suo essere anacronistica, fuori dal tempo e al tempo stesso dentro ad un tempo infinito.

È la corsa delle pietre, della Foresta, del fango e della polvere, delle forature e delle cadute, ma anche e soprattutto dell'abilità a evitare tutto questo grazie a due ingredienti essenziali: coraggio e fiato: ma soprattutto fato. È la corsa dei tratturi e delle pietre aguzze come colli di bottiglia, del fango che impantana e della polvere che rende la bocca un pantano. È la corsa delle corse, la regina e l'inferno: tutto e niente. Da un sentiero agricolo alla pista. L'approdo ideale per Filippo Ganna, che lì davvero ritroverebbe se stesso.

«L'idea che si concluda in un velodromo, a due passi da quello dove due anni fa mi vide oro mondiale con il quartetto e bronzo nell'inseguimento, è suggestiva. E come se mi aspettasse, dopo un travaglio, per tenermi a battesimo in una rinascita ciclistica che potrebbe segnare un nuovo Ganna. Alla Sanremo ho già fatto vedere qualcosa di bello, su quelle pietre inseguo una trasformazione che sento possibile e per me è necessaria».

Sa che Bernard Hinault la disputò sei volte, sempre con un concetto chiaro sulla Roubaix: c'est de la merde!.

«Credo che non gli si possa dare torto, anche se poi l'ha vinta (nel 1981, dopo un 4° e un 9°, un 11° e un 13° posto : solo un ritiro, ndr). Come si fa ad amare una corsa che è così carogna e bastarda. Che basta niente per gettare tutto nel cassonetto».

A proposito di amore: nel suo cuore spazio per Alice Marchionni, la nuova compagna.

«Non è abituata a stare sotto i riflettori e a me piace perché non mi tratta come Ganna ma come Filippo. È quello di cui ho bisogno, mi fa stare bene. Ha 25 anni ed è di Omegna, delle mie zone d'origine (da qualche anno Pippo vive però ad Ascona, in Svizzera, ndr). Visti i suoi studi e la sua professione come personal trainer scherziamo sul fatto che potrebbe allenarmi. Ho bisogno di rinforzare schiena e addominali, mi potrà dare senz'altro consigli utili per i lavori da svolgere in palestra».

Dicono che farebbe bene a lasciare la pista per concentrarsi solo sulla strada.

«Cosa rispondo? Grazie per l'interessamento, ma faccio di testa mia».

Dicono che quando le condizioni ambientali sono difficili, lei va in difficoltà.

«Cosa rispondo? Se mi metto in testa una cosa sono lì per ottenerla».

Dicono che la Roubaix abbia un fascino perverso.

«Cosa rispondo? Verissimo, ma è proprio per questo che è la più intrigante di tutte».

Dicono che la Jumbo Visma, con Van Aert e il campione uscente Van Baarle, sia la squadra da battere.

«Cosa rispondo? Sono già stati battuti: sia alla Strade Bianche, così come alla Sanremo e al Fiandre».

Dicono che a Sanremo avrebbe avuto le gambe per inseguire Van der Poel...

«In verità l'ho detto io».

Dicono che dovrà inseguirlo anche sul pavé.

«Dicono bene».

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