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Sciolto il muro di ghiaccio: il tricolore sugli sport Usa

Dopo basket, baseball e football americano con Di Pauli c'è un italiano anche nell'hockey

Nel terzo millennio i pionieri ci sono ancora. I muri continuano a cadere, quel fatidico sbarco sulla luna non passa mai di moda. La regular season 2019/2020 di Nhl, il campionato americano di hockey su ghiaccio, terminerà tra meno di due mesi e resterà alla storia per il debutto assoluto di un italiano nel torneo professionistico. Il primato spetta a Thomas Di Pauli, attaccante mancino nato a Bolzano, classe 1994, che per coronare il suo sogno è dovuto volare fino a Pittsburgh, in Pennsylvania, a quasi settemila chilometri da casa sua. L'allunaggio della vita gli è riuscito indossando la 54 dei Penguins, blasonata franchigia statunitense, e allo stesso tempo ha chiuso il cerchio dell'Italia con gli sport a stelle e strisce più seguiti, visto che i suoi colleghi pionieri avevano già da tempo aperto il varco con il basket Nba (Stefano Rusconi nel 1995), con il baseball Mlb (Alex Liddi nel 2011) e con il football Nfl (Giorgio Tavecchio nel 2017).

Di Pauli ha iniziato la carriera nel settore giovanile del Caldaro, ha giocato anche a Bolzano, poi all'età di 14 anni i suoi genitori hanno preso la decisione che gli ha cambiato l'esistenza, ossia il trasferimento negli Stati Uniti, dove si è aperto un mondo del tutto nuovo e ha ricominciato dai Chicago Mission Bantam. «Ho pianto quando ho lasciato l'Italia, ma senza quella svolta non sarei mai arrivato a questo livello - ha dichiarato di recente - I quattro anni alla University of Notre Dame mi hanno permesso di ottenere la tanto attesa chiamata al draft, arrivata nel 2012 da Washington, al quarto giro con il numero 100.

Sono cresciuto guardando i fortissimi Joe Sakic, Peter Forsberg, Mario Lemieux e ci sono momenti che non dimenticherò mai, come il rookie lap, il giro d'onore che viene concesso a ogni matricola debuttante. Sono rimasto subito impressionato, qui si gioca a livelli di velocità incredibili e sugli spalti c'è sempre tanta gente». Come per la notte della sua prima volta, a inizio gennaio, davanti agli oltre 21 mila spettatori del Bell Centre di Montreal, contro i gloriosi Canadiens. Thomas è un armadio di 180 centimetri per 85 chili, suo papà è altoatesino, mentre la mamma è americana e il doppio passaporto gli è valso le attenzioni della federazione Usa, che già nel 2012 lo portò in Repubblica Ceca per il Mondiale Under 18, poi vinto dalla fortissima selezione americana. I vertici federali azzurri hanno più volte provato a riportarlo a casa, ma il dado era tratto, e Di Pauli è diventato l'ennesimo talento in fuga, un trend che adesso sta influenzando l'Italbasket del futuro, con tanti azzurrini di belle speranze finiti Oltreoceano, come Mannion, Banchero e DiVincenzo. Italians do it better.

Quel mantra vale ancora.

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