La scommessa di Conte Non patteggia più Va a processo e rischia

RomaQuella «sgradita scivolata» sul patteggiamento (parole infelici dell'avvocato De Rensis nella sua requisitoria) costa cara ad Antonio Conte. Un anno e tre mesi di squalifica la richiesta del procuratore federale Palazzi, una mazzata per il tecnico della Juventus (e per il suo vice Alessio, che riceve lo stesso trattamento) la cui stagione è già a serio rischio. Tanto che qualcuno profila all'orizzonte un cambio in corso d'opera sulla panchina bianconera (con una rosa di nomi che vanno da Marco Baroni, promosso dalla Primavera, a uno straniero di esperienza come Benitez). Sempre che i vari gradi di giudizio (la prima sentenza arriverà tra l'8 e il 9 agosto, la seconda intorno al 21, l'eventuale ricorso al Tnas non prima di settembre-ottobre) non riducano il periodo di stop del tecnico leccese.
Quest'ultimo, al rientro dall'amichevole di Ginevra, aveva espresso la volontà di rinunciare al patteggiamento (già maldigerito nel cammino che aveva portato all'accordo poi sfumato con la procura Figc). Eppure i legali del tecnico aveva effettuato un tentativo in extremis nella pausa della seconda giornata del dibattimento: De Rensis e Palazzi hanno dialogato a lungo dietro una colonna dell'ex Ostello della Gioventù al Foro Italico, ma le parti sono rimaste lontane (in casa Juve si chiedeva un massimo di 4 mesi, la procura non sarebbe scesa sotto i 5 e mezzo coerentemente con altri patteggiamenti già sanciti dalla Disciplinare).
Dunque, il muro contro muro prosegue. Con parole di fuoco degli avvocati («no a condanne senza prove certe», tuona l'avvocato Chiappero in riferimento alle accuse di Carobbio) e da Torino di Andrea Agnelli (nel tondo). «Avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria - così il numero uno della Juve -. Ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all'onorabilità».
«Valutazioni inaccettabili che vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica, la Figc e i suoi organi operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l'indipendenza e l'autonomia della giustizia sportiva», l'immediata replica della Federcalcio. Che dovrebbe chiudere o quanto meno mitigare la contesa, evitando un possibile deferimento del massimo dirigente della Juve che alzerebbe ancora il livello dello scontro. Mai concluso dopo la «ferita» aperta della mancata decisione sullo scudetto prima revocato ai bianconeri con lo scandalo di Calciopoli e poi assegnato all'Inter. Intanto i tifosi juventini annunciano un'imminente manifestazione contro la Figc, mentre il club non sembra aver ancora «scaricato» Conte, sicuri di poter vincere la battaglia nei prossimi gradi di giudizio. «Se basta la mera probabilità del fatto per condannare una persona, non facciamo giustizia», così Chiappero nel suo lungo intervento di oltre un'ora.
Lo scontro potrebbe proseguire in fase dibattimentale nel filone di Bari che si apre oggi. Tra i 6 club e i 19 tesserati deferiti, ci sono anche il difensore Bonucci e il centrocampista Pepe: il primo accusato di illecito, il secondo di una semplice omessa denuncia, entrambi per un'Udinese-Bari del maggio 2010. Bonucci non patteggerà, in attesa magari di una derubricazione dell'imputazione sulla falsariga del caso Larrondo (posizione diversa ma simile come accusa).

I legali di Pepe attenderanno invece lo sviluppo dell'udienza, che potrebbe prevedere la solita pioggia di accordi, almeno per chi ha l'imputazione meno grave (vedi l'Udinese che per la posizione dell'esterno rischia solo un'ammenda). Intanto ieri il processo sul filone di Cremona si è chiuso con il patteggiamento di Garlini: 9 mesi in continuazione dei 3 anni inflittigli a giugno.

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