L'Inter, come la protagonista di Sliding Doors, ha potuto vivere in due diversi mondi possibili. Mondi determinati da un piccolo dettaglio: l'apertura o la chiusura delle porte scorrevoli della metropolitana. Sabato scorso poteva essere il giorno del grande "sì" di Luka Modric, e invece è diventato il giorno di Lautaro Martinez, autore di un gol acrobatico in casa dell'Atletico Madrid, in uno stadio che, guarda caso, si chiama "Metropolitano". Forse il "Toro" argentino, che viene paragonato da Sampaoli a Batistuta, che dice di ispirarsi a Radamel Falcao, e che i tifosi nerazzurri vorrebbero che ripercorresse le orme di Milito, non ha mai sentito parlare di Leibniz. Eppure a Madrid, infilando con un destro al volo Oblak, ha confermato le teorie del celebre filosofo, ribadendo che il nostro mondo è uno degli infiniti mondi possibili, ma è l'unico ad essere veramente reale. Tutto il resto esiste, ma non abita lo spazio e il tempo, semmai la mente. Poteva essere la notte di Luka, ma è stata quella di Lautaro. L'Inter ha trovato il suo pezzo da novanta, mentre Modric, con lo stato di grazia fin qui paventato da Casemiro, Isco, Kroos e Asensio, rischia persino di non trovare un posto fisso nelle alchimie di Lopetegui.
Il gol di Lautaro (non chiamatelo Martinez) è gettonatissimo sui social, le visualizzazioni del video sfiorano il virale, ma questo rappresenta il presente e probabilmente il futuro dell'attaccante interista. Tornare indietro con la macchina del tempo è quasi doveroso, perché c'è una vita precedente che merita di essere raccontata. Tutto inizia con un'altra sliding door, in questo caso la porta girevole delle sostituzioni. E' il 1° novembre 2015, il Racing Avallaneda sta affrontando il Crucero del Norte. A dieci minuti dalla fine il tecnico Diego Cocca getta nella mischia il poco più che 17enne Lautaro, a fargli spazio è Diego Milito (autore di una doppietta). Nel cambio c'è la sostanza del passaggio di testimone tra il grande bomber sul viale del tramonto e il giovane ariete a caccia di gloria. Nel giro di due anni diventa il punto di riferimento del Racing, mentre Milito si siede dietro la scrivania del club di Avallaneda e, com'era prevedibile, lo segnala all'Inter. L'operazione si concretizza lo scorso marzo per 25 milioni di euro, con un blitz di Zanetti in Argentina per scongiurare che Lautaro (ecco che tornano le sliding doors) possa accordarsi con l'Atletico Madrid. Un doppione di Icardi? Neppure per sogno, Lautaro può giocare da prima punta, ma anche accompagnare un numero nove. «Milito mi ha spiegato cos'è l'Inter - racconta - e sono orgoglioso della mia scelta. Eppure non più tardi di due anni fa ho pensato anche di andare in prestito, dato che avevo quattro attaccanti davanti a me». Lautaro non si è arreso, mostrando la scorza di chi nasce dalle parti di Bahia Blanca, nella Pampa meridionale, città che ha dato i natali ad alcuni importanti esponenti dello sport argentino: Daniel Bertoni, il Maradona del basket Manu Ginobili, e una vecchia conoscenza nerazzurra, Rodrigo Palacio.
L'unico rammarico non essere stato selezionato da Sampaoli per i mondiali in Russia: Lautaro è stato sedotto (in una pre-lista di 33) e abbandonato.
Con la Seleccion aveva esordito tre giorni dopo la firma con l'Inter, nell'amichevole persa 6 a 1 contro la Spagna. Corsi e ricorsi storici: la sfida andò in scena al "Metropolitano" di Madrid, dove sabato il Toro si è preso la sua bella rivincita sfidando le leggi di gravità.
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