La peggior sconfitta casalinga di sempre nella gloriosa storia del Toro non è costata il posto a Walter Mazzarri: per adesso, almeno. E comunque fino a domani, quando i granata se la vedranno con il Milan a San Siro nella gara secca che qualificherà alla semifinale di Coppa Italia. Così ha deciso Urbano Cairo, proprietario contestato da mesi da una parte sempre più numerosa di tifosi. I quali ovviamente, dopo l'incredibile ko contro l'Atalanta (0-7), si sarebbero aspettati la cacciata dell'allenatore. Pure lui nell'occhio del ciclone da settimane, anche se Cairo lo ha sempre portato in palmo di mano: contro tutto e tutti. Del resto il Toro aveva affrontato l'estate con il morale inizialmente alto grazie alla qualificazione in Europa League, sia pure raggiunta dalla porta di servizio complice l'esclusione del Milan. Erano poi seguite interminabili settimane di immobilismo sul mercato, salvo poi il colpo d'ala finale con l'arrivo dal Napoli di Verdi per la bella cifra di 25 milioni. Ecco: Verdi è diventato il simbolo del fallimento granata. Mai in gol, mai decisivo, mai nulla che ne abbia giustificato la spesa. Una stagione incolore, quella del Toro di Cairo. In campo e fuori, dove non sono mancate polemiche con i gruppi della curva Primavera (non la gloriosa Maratona, ultimamente però ribellatasi anch'essa sia al presidente che all'allenatore) e neppure con l'amministrazione cittadina e la Fondazione Filadelfia, quest'ultima attrice indispensabile nel cammino che ha portato alla ricostruzione del mitico stadio dove capitan Valentino Mazzola (a proposito: ieri ricorreva il 101esimo anniversario della sua nascita) e compagni vincevano scudetti uno dietro l'altro.
Il Toro di oggi naviga a vista, ecco. Smarrito. Impaurito. Contestato. E anche ignorato: perché al caro vecchio stadio Comunale poi Olimpico e adesso Grande Torino si reca sempre meno gente. «Mazzarri è confermato, non ci sono novità. E non c'è alcun ultimatum nei suoi confronti» ha detto il presidente all'1,30 di sabato notte. «Siamo indifendibili, andiamo in ritiro (a Novarello, ndr) per ripartire contro il Milan». Parole inutili, alla fine. Aspettando la sfida contro il Diavolo.
Da dentro o fuori, in tutti i sensi: se la squadra si presenterà in campo ancora suonata, Mazzarri non potrà più salvarsi. Chi al suo posto, nel caso? Moreno Longo, ex allenatore della Primavera campione d'Italia nel 2015, innanzi tutto. E poi Ballardini o Di Biagio, Guidolin o Prandelli. Forse anche De Biasi, se non firmerà per l'Iran.
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