Com'è finita l'altra volta? Annata 2015-16: Napoli avanti e, alla giornata numero 25, la Juve mette la marcia in più. E fu ancora scudetto. Che pensare stavolta? Basterebbe cavarsela con il più banale dei modi di dire: la palla è rotonda, quindi Il Napoli può vincere lo scudetto, la Juve rotolare per le scoscese vie d'Europa, gli arbitri imperversare con gli errori che fanno male alla credibilità, Koulibaly diventare un centravanti di successo, Bernardeschi un jolly da palle d'oro e Dybala una palla al piede. Oppure la Juve vince ancora, magari con un poderoso sprint, e il Napoli sogna e poi si azzoppa.
Sì, vero. Bisbiglio frenetico, di porta in porta, dice: la Signora è ancora la più forte. Però Chissà? Quanta fatica anche con il Cagliari. Certezza per noi tutti è quella della sfida a due, e lo stupore zampillerebbe se nel duello si infilasse una terza incomoda. Campionato a due: nel passato era più speranza che convinzione. Invece, ora, il Napoli pare più solido: più realista nel cercare di vincere, prima di convincere. La Juve meno baldanzosa, imbrigliata dai tanti impegni, dall'idea di dover ben gestire immagine e risultati europei, appesantita da infortuni che continuano a mettere a dura prova la bontà della rosa. Eppure ha perso e vinto, mai mollato, ha riacchiappato il gruppo e si è riposizionata in scia come uno sprinter di successo. Ipotesi: quest'anno sarà finale da fuochi d'artificio, l'ultimo mese denso di scontri diretti ci farà divertire. Le coppe avranno peso? Certamente.
Non si può dire che la classifica inganni: le due migliori tengono dietro le altre. Due filosofie in panchina, ed anche sul campo. Il Napoli alimenta il piacere degli occhi, la Juve il gusto di chi sa vincere aggrappandosi ad ogni sua ricchezza. Poi ci sono gli arbitri che stanno giocando contro entrambe. Ignorano il Var e dispensano favori all'una e all'altra: il mani, ignorato, di Mertens contro il Crotone, il gol dubbio di Koulibaly al Verona, le distrazioni pro Juve a Cagliari, sono i casi più recenti. Non è certo il Var, ma gli arbitri a fare danno. Juve e Napoli possono vincere senza l'aiutino. Oggi, più che mai, la presenza del Var le incoraggia a respingerlo. Una volta si parlava di sudditanza arbitrale, ormai nemmen quel sospetto salva più l'immagine della scarsa abilità. In altro caso bisognerebbe pensare di peggio.
La classifica alla 20ª giornata, degli ultimi 10 anni, dimostra che nulla è cambiato, seppur tutto cambi. Nel vorticoso tourbillon di novità (presidenti e allenatori, giocatori e color di maglie) restiamo aggrappati alla Juve che fa corsa di testa, al Napoli che risulta competitor credibile, seppur facile a staccarsi nel finale: nel 2015-16 concluse in testa il girone di andata, poi chiuse a 9 punti di distacco. Roma e Inter pure stavolta sembrano damigelle, nonostante qualche illusione. Il Napoli è legato ad Insigne, quanto la Juve pareva legata alla luce di Dybala (che tra l'altro dovrà stare fermo un mese per la lesione muscolare: potrebbe tornere per la Champions). La Juve ha un fulcro in Pjanic, il Napoli ha ritrovato la forza di Hamsik. Il Napoli sta aspettando che Mertens torni al gol, la Juve trova sempre un'alternativa alle divagazioni di Higuain.
La Juve è legata alla varietà strategica di Allegri, il Napoli al monotematico Sarri. Se ci fosse la vittoria ai punti per qualità e capacità globale (tecnici compresi), il campionato ci racconterebbe di un settebello bianconero. Ma visto che la palla è rotonda, vale la pena aspettare e... sperare.
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