Lo sfogo di Carlo Recalcati: "Il basket non sta bene, c'è bisogno di un uomo forte"

L'allenatore della Pallacanestro Varese racconta uno sport in crisi: "Ricevere uno stipendio mensile dovrebbe essere la normalità. Nel nostro mondo diventa l' eccezione"

Lo sfogo di Carlo Recalcati: "Il basket non sta bene, c'è bisogno di un uomo forte"

Carlo Recalcati è un buongustaio dello sport. Uomo del basket, ma non solo. E quando gli tocca una vacanza dal campionato, e dalla panchina, si guarda in giro.

Buongiorno Recalcati , dove si è tuffato stavolta?
"Immaginate! Io sono tifoso del Milan. Però mi sono sorbito perfino la partita dell'Inter in coppa".

Milan più consolatorio di questo basket?
"Vero. Noi del basket abbiamo perso posizioni, a livello internazionale, con la nazionale. Per fortuna Siena regge come club. Il movimento sta risentendo di una crisi generale. Siamo sovradimensionati, il famoso piede che fa il passo più lungo di una gamba".

Dunque?
"Per risalire devi essere più avveduto, prendere decisioni e magari scontentare un po' di gente".

Il basket sta cercando un presidente federale. E se la candidassero?
"Mi era già stata offerta la poltrona prima che toccasse a Meneghin. Ma avevo altri interessi, preferivo allenare. Oggi c'è l'idea Petrucci, che chiudera' con la presidenza del Coni. Mi sembra l'uomo ideale per un momento di grande difficoltà: ha competenza, esperienza, leadership. Una persona in grado di imporre le cose".

Sarà dura risalire?
"Nulla capita all'improvviso, perdi punti progressivamente. Come capita nelle aziende. Pensi sia solo un fatto temporaneo, magari credi che si recuperi da solo e quando ti rendi conto che non è così, è troppo tardi. E,di solito, la risalita è molto più lunga".

Voi, a Varese, siete un modello....
"Vero, siamo un progetto pilota. Per parlare di Varese, bisogna parlare di quello che sta facendo la società. Siamo innovativi, per la prima volta un consorzio paritario con 60-62 entità, aziende o società, lavorano per gestire un budget non altissimo. Ma con il preciso intento di non sforare".

Nel nostro sport un concetto diffcile da assimilare...
"Noi ci abbiamo provato: non spendere più di quanto si incassa. E da due anni società e squadra lavorano con un'ottica parallela".

Risultato?
"L'anno scorso siamo arrivati ai play off. Non dico una sorpresa, ma abbiamo fatto bene. Quest'anno stessa idea, e senza attingere all'extra budget. Sarebbe un successo. Poi, nel tempo, cercheremo di crescere. Per quest'anno conta il consolidamento. Per andare oltre serviranno nuovi soci e nuovi sponsor".

I giocatori hanno sposato la causa?
"Quando hanno capito".

Ovvero?
"Ricevere uno stipendio mensile dovrebbe essere la normalità. Nel nostro mondo diventa l' eccezione. Quando succede ti gratifica. L'anno scorso è stato difficile farlo capire. Quest'anno è più semplice: magari guadagnano qualcosa in meno, ma hanno un contratto garantito e stanno bene".

E l'allenatore ottiene di più... dai giocatori?
"Sicuro, per me è più facile rispetto ai colleghi che hanno giocatori senza stipendio. Mi danno maggior disponibilità, anche se stiamo con i piedi ben piantati per terra".

Ben piantati anche in classifica: subito dietro le grandi...
"Vero, ma ci è mancato un acuto. Abbiamo battuto Milano a Varese, ma occorre la capacità di vincere a Siena, Cantù o Milano: parlo delle squadre che arriveranno ai primi tre posti della stagione regolare".

In casa avete vinto tanto e segnato tanto...
"Soprattutto nell'andata, c'è stata una differenza eclatante fra casa e trasferta. Varese ci regala molto in quanto a partecipazione del pubblico. Nel ritorno, non dico che si è rovesciata la tendenza, però in casa abbiamo lasciato qualcosa di troppo. E in trasferta abbiamo già due successi, quando in tutta l'andata ne abbiamo raccolto uno solo".

Ad oggi il suo giocatore da oscar?
"Ho una squadra costruita senza una stella, ma con individualità importanti. Tanto per fare un esempio: nessuno dei nostri è stato preso per giocare l'All star game. Non abbiamo il trascinatore, ma c'è bisogno di tutti. Potrei citare Stipcevic o Rannikko, ma nessuno fa squadra da solo".

Giocate la prossima partita a Venezia, diretta concorrente...
"Veniamo da una sosta, poi staremo ancora fermi: tra il 7 marzo e il 1 aprile giocheremo una sola partita. Poi sarà una tirata unica e avremo una fisionomia più precisa. Oggi la classifica è difficile da leggere, ci sono troppe partite da recuperare".

Ma con Venezia...
"Vincendo potremmo mettere un bel mattone. Se perdi non comprometti nulla, ma se vinci è un bel vantaggio".

E chi vincerà lo scudetto?
"Dico Siena. Avrà anche perso qualche partita in più, sulla partita singola può essere battuta. Ma sulle sette partite è la più forte".

Storia un po' noiosa, non trova?
"Già, non per colpa di Siena".

Tornando all'immagine internazionale: che ne dice dei nostri Italiani di' America? Almeno loro fanno immagine...
"Lasci perdere. Come sempre enfatizziamo. Non dico che tutto questo abbia valore relativo. Ma la presenza dei nostri nel campionato NBA non è così esaltante come spacciato".

Ma i tre poveretti l'hanno fatto qualcosa di male?
"No, voglio dire: nel Nba ci sono tanti stranieri, dai tedeschi ai messicani. È nella logica di un mondo globalizzato che coivolge l'Italia e tanti altri paesi. Quando Bargnani, Gallinari e Belinelli saranno cosi forti da essere dominanti,come lo sono stato Nowitzki e Parker, allora potremo usare toni trionfalistici. Per ora ci stiamo attrezzando per arrivarci".

Ha visto com'è finito Mike D'Antoni? Un giocatore ti tira contro e sembra di essere nel nostro calcio..
"Ecco, vede, l'America non è diversa dall' Italia. Anche il mondo NBA è soggetto alle piccolezze dello sport in generale. È una tristezza. Ma capisco che a New York tutto sia esagerato, non vincono e non vanno ai play off da tempo".

Torniamo alle

nostre piccolezze...chi vincerà il campionato di calcio?
"Milan. La Juve fatica a segnar gol. Il Milan potenzialmente è più forte".

Ha parlato con il cuore?
"Quello soprattutto, ma non solo".

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