La Signora e il suo Max, reali Allegri d'Inghilterra

Dopo l'impresa, la Juve poliedrica del tecnico sogna e mezza Europa lo cerca: Psg, Real Madrid e Chelsea

La Signora e il suo Max, reali Allegri d'Inghilterra

dal nostro inviato a Londra

La Signora di Wembley ha il suo re: Massimiliano Allegri, nella notte più affascinante sul palcoscenico di un teatro storico, rimette un po' a posto i conti con la sua di storia. Quella di un condannato a non convincere mai fino in fondo. La Juve gioca male, come contro il Tottenham, è il principale atto di accusa di detrattori incalliti che cercano in ogni modo di offuscare il regno di Max che ha il merito di aver ormai dato una dimensione europea a una squadra che fuori dall'Italia ha spesso faticato. Ma non basta per chi è stato accolto nel peggiore dei modi neppure, a un allenatore che vanta tre scudetti e due finali di Champions con annessi e connessi, ma non piace. E fa niente che mai come in questa stagione la sua sia una squadra poliedrica, capace di metamorfosi anche all'interno della stessa partita. Restando all'Italia, il Napoli principale antagonista gioca sempre e solo in un modo. Un po' come il Tottenham del piemontese Pochettino: una bellezza fine a se stessa, come rischia di essere per Sarri, quella degli Spurs che hanno dovuto fare i conti con la concretezza della Signora. E con la strategia di Re Max, uno stratega cinico e lucido che fa delle correzioni in corsa il suo valore aggiunto. «Quando faccio danni, mi correggo», l'ironica più che umile ammissione nella notte di Wembley, in cui anche la fortuna non è mancata per rimediare a un'impostazione che il Tottenham aveva smontato. Comunque Allegri ha recuperato la qualificazione per i capelli con il doppio cambio di terzini, Lichtsteiner e Asamoah, che ha letteralmente cambiato passo alla Signora. Un gioco di prestigio che ha mandato in tilt Harry Kane e soci, anche se di fronte a una grande squadra, ma al Tottenham manca comunque poco per esserlo, con ogni probabilità non sarebbe bastato per riuscire a entrare tra le migliori otto d'Europa. La fragilità difensiva ed emotiva dei giovani Spurs ha contribuito e non poco all'impresa.

Il sacco di Wembley ha rimesso gli occhi addosso ad Allegri di mezza Europa. Da Parigi a Madrid fino alla stessa Inghilterra, il nome del tecnico è buono per il dopo Emery oppure per sostituire Zidane, ma anche Chelsea e Arsenal pensano insistentemente a lui. Certo il miglior modo per congedarsi dalla Signora sarebbe farlo con in testa la corona del triplete, sfiorato già in due occasioni.

Ideale congedo anche per quel Gigi Buffon che nella notte di Wembley ha aggiunto un'altra stella alla sua carriera. Il ritiro può aspettare, almeno fino a maggio, così come l'eredità della presidenza Agnelli o un ruolo da vicepresidente con Nedved. Il capitano che studia da dirigente è il primo leone al servizio di re Max che vuole riprovare a salire sul trono d'Europa sfatando l'ossessione bianconera. Anche se sarà ancora più dura. Soprattutto se la Signora dovesse continuare a essere quella brutta di Londra. Sarà pure indistruttibile, come scriveva L'Equipe ieri, ma non può bastare.

Intanto sono bastati Higuain e Dybala, due leoni a mezzo servizio con Joya al secondo gol di fila decisivo dopo l'infortunio, e un quarto d'ora di difesa stile campionato, cioè fortino inespugnabile. «Chiellini e Barzagli sembravano divertirsi», la sintesi di un giornalista inglese su altri due leoni bianconeri. «Peccato che abbiano tutti quegli anni...», la laconica riflessione di Allegri. E qui si apre un discorso di ricambio generazionale non più rinviabile per la dirigenza. A Wembley la Juve aveva un'età media di oltre trent'anni, la difesa titolare 166 anni in cinque. Definirla matura è per non dire vecchia, che con una Signora non è mai elegante, soprattutto se capace di imprese come quella di Londra. Ma uno come Barzagli non si cura dell'età, piuttosto dello spirito Juve: «È nel nostro dna soffrire tutti insieme, anche i giocatori di qualità. Ci diciamo sempre che conta l'almanacco, ci si ricorda di chi vince. Poi a tutti piacerebbe giocare come il Barcellona, ma possiamo fare meglio».

E se Barzagli è lo spirito, Higuain è la fame: «Qui non si può

riposare un attimo. Alla Juve è così, non si deve mollare: è la storia di questa squadra. Siamo ancora in lotta per questo sogno che è fare la miglior cosa possibile». Mettere sulla testa di re Max la corona del triplete.

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