Diritti tv, braccio di ferro Mediaset-Sky

Mediaset: "Inutile far finta di non capire: assegnare a un unico operatore pay le 248 partite delle otto squadre di Serie A che da sole rappresentano oltre l’86% dei telespettatori tifosi italiani è esattamente quello che la legge, le autorità regolamentari e la stessa Lega Calcio Serie A hanno sempre voluto impedire a difesa dei consumatori e della concorrenza"

Diritti tv, braccio di ferro Mediaset-Sky

Sky diffida la Lega di A dall’assegnare i diritti tv fuori dalle regole del bando. E Mediaset controdiffida in attesa della decisione della Lega, posticipata a mercoledì. "È un passo a cui siamo stati costretti - spiega in una lettera ai presidenti dei club - perché il rispetto delle regole è sempre fondamentale e in questa gara noi abbiamo fatto le offerte più alte". Si apre così l’assemblea della Lega sull’asta per i diritti tv per il calcio che vede Sky e Mediaset impegnate in un duello senza esclusione di colpi. Sul piatto c'è un pacchetto del valore di oltre 1 miliardo di euro all’anno per il prossimo triennio.

La decisione è slittata a mercoledì 25 giugno alle 14, mentre giovedì scade il termine per l’assegnazione fissato dal bando. C'è ancora un margine per trovare un punto di equilibrio che eviti il rischio di ricorsi da parte di chi resta fuori. Una situazione esasperata da un aspro battibecco televisivo condotto dai volti più noti delle due emittenti: Ilaria D’Amico e Mino Taveri, che hanno invocato ciascuno il rispetto delle regole per l’altro.

La pay tv di Murdoch potrebbe fare il pieno dal momento che ha presentato la migliore offerta (355 milioni di euro) per il pacchetto A, per trasmettere sul satellite le gare delle otto squadre principali, fra cui Juventus, Milan, Inter, e una fra Napoli e Roma. Con 420 milioni di euro, poi, Sky ha superato l’offerta di Mediaset per il pacchetto B, ossia per le stesse partite sul digitale terrestre, dove il Gruppo australiano avrebbe un’intesa con Telecom Italia per l’affitto di cinque canali. È di Fox l’offerta più alta (15 milioni di euro, ma sotto il minimo d’asta) per il pacchetto C, ossia i diritti per interviste e immagini degli spogliatoi, che però, in base al bando, possono essere assegnati esclusivamente a un soggetto licenziatario del pacchetto A o B. Mediaset infine ha avanzato l’offerta maggiore (300 milioni di euro, contro i 150 di Fox che però non raggiunge il minimo d’asta) per il pacchetto D, contenente le partite fra le 12 squadre non incluse nei primi due slot. Si tratta di un’offerta condizionata che potrebbe non essere accettata. L'advisor Infront dovrebbe chiarire all’assemblea i vari dubbi, indicando ai club la strada migliore per massimizzare i ricavi limitando i rischi di incorrere in interferenze legali. Non sono arrivate infine offerte per il pacchetto E (piattaforma internet) e per questo la Lega potrebbe esercitare l’opzione di rifare l’asta.

In serata arriva anche la controdiffida di Mediaset: "Inutile far finta di non capire: assegnare a un unico operatore pay le 248 partite delle otto squadre di Serie A che da sole rappresentano oltre l’86% dei telespettatori tifosi italiani è esattamente quello che la legge, le autorità regolamentari e la stessa Lega Calcio Serie A hanno sempre voluto impedire a difesa dei consumatori e della concorrenza. Mediaset ha presentato le proprie offerte rispettando scrupolosamente le regole e mai ha espresso la richiesta congiunta dei pacchetti A e B. A confondere le carte - continua la nota del Biscione - a impedire che oggi la Lega Serie A potesse assegnare i diritti con serenità è stata la scelta dell’operatore satellitare di offrire non solo per il satellite ma di puntare irregolarmente anche sul pacchetto ’B’ riservato al digitale terrestre".

Sul digitale terrestre "il monopolista satellitare ha un vincolo istituzionale chiarissimo: chi opera in regime di monopolio pay sul satellite e detiene circa il 78% del mercato complessivo della pay tv italiana non può rafforzare ulteriormente la propria posizione dominante". È evidente che, conclude il gruppo, «se grazie a campagne di disinformazione e a intimidazioni dei Club italiani a suon di diffide, un operatore di pay tv dovesse riuscire a stravolgere le regole e

538em;">ottenere il monopolio delle squadre più allettanti, nessun altro concorrente potrebbe continuare a esercitare l’attività pay in Italia".

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