C'è chi sospetta che il Milan giochi contro Gattuso. Rino, che da allenatore deve ancora completare l'apprendistato, ma di uomini e di spogliatoio se ne intende sicuro, ha risposto a modo suo: «Se così fosse, non sarei qui». Non remano contro, insomma. Fosse il cielo accadesse il contrario, verrebbe da pensare! Perché vorrebbe dire che c'è la stoffa della squadra, c'è il mestiere malizioso dei più esperti, c'è un perverso talento al servizio del cambio del tecnico. E invece la realtà di questo Milan è, purtroppo, completamente diversa. Siamo cioè alla presenza di una squadra che è sfiduciata, molle nelle gambe, con poche idee determinate anche dall'assenza dell'unica musa (Suso afflitto da inizio pubalgia) e con quei rari esponenti di maggiore dote (Higuain e Calhanoglu) afflitti da una depressione psico-fisica inquietante. L'argentino non può che maledire sé stesso. Ha avuto qualche pallone da sfruttare meglio, mentre il turco è stato una sorta di palla di piombo al piede. Mai una giocata, mai un tiro, mai un cambio di passo. La strapotenza di Bakayoko e il guizzo di Donnarumma hanno limitato i danni. Perciò la conseguenza inevitabile è diventata la seguente: quasi 400 minuti senza trovare lo straccio di un gol, punticino strappato al Frosinone che non è l'Atalanta, e sesto posto in classifica, scavalcati da Lazio e Samp.
La strada è segnata: il Milan società, che ha avuto con Gattuso un confronto nello spogliatoio, è rimasta ancora una volta in silenzio, consapevole che dopo la Spal di sabato sera, ci sarà tutto il tempo per fare il punto, tirare le somme di questo primo semestre di campionato e valutare il possibile cambio di panchina che ora è smentito. In ossequio alle abitudini del gruppo Elliott - fanno sapere le fonti rossonere - ci saranno dichiarazioni solo e soltanto per comunicare novità.
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