Milano Era un esame. Di quelli durissimi, che fanno tremare le gambe e salire l'ansia. Era un test per provare il proprio valore al cospetto di quelli che se non sono i migliori al mondo poco ci manca. Non lo passa in pieno l'Inter che pareggia a San Siro contro il Barcellona. Ma non può essere una bocciatura per chi se l'è giocata a testa alta e ad armi pari contro una squadra fortissima. Ancor di più perché capace di reagire e trovare il pari quando ormai sembrava finita. Cuore ma non solo per un'Inter tosta, che ha dimostrato a sé stessa e non solo di potersela giocare con tutti. Anche grazie a un Icardi decisivo pure in Champions.
Il dubbio più pressante della vigilia Valverde lo risolve nella maniera migliore. Per i nerazzurri. Il tecnico blaugrana decide di non rischiare Messi che non va nemmeno in panchina. Decisione agrodolce per i quasi 80mila che affollano san Siro. Perché non avere contro uno così è sempre un vantaggio ma avere la possibilità di vederlo giocare dal vivo vale ampiamente il prezzo del biglietto. Nel Barcellona, in campo con un'inguardabile maglia rosa, c'è Dembelè nel tridente con l'ex Rafinha in panchina. Tutto confermato invece per Spalletti con Nainggolan recuperato.
L'idea di gioco professata da Spalletti alla vigilia viene messa in pratica dai suoi che cercano di tenere quanto più possibile il possesso palla, alternando fasi di pressing alto ad altre di attesa, senza però schiacciarsi troppo nella propria trequarti. È probabilmente l'unico modo possibile per provare a giocare alla pari con i maestri del palleggio catalani. Certo, è molto più facile a dirsi che a farsi, perché quando il Barcellona spinge e riesce a verticalizzare soprattutto su Suarez fa sempre paura. Ma l'Inter si applica bene, e quando riesce a ripartire in velocità con Perisic e Politano qualche brivido a Piquè e compagni lo mette. Certo, giocando in questa maniera, cioè cercando di vincerla, il rischio è (anche) quello di esporsi al contropiede come alla mezz'ora, quando Coutinho apparecchia per Suarez che in tandem con Demebelè sfiora il vantaggio. Ci vuole Handanovic invece al 42' per fermare il pistolero Suarez che è fenomenale nel girarsi e calciare anche le palle più sporche in una frazione di secondo. Tanto basta per chiudere il primo tempo in parità con la sensazione che sì, sarà dura, durissima, ma comunque ce la si può giocare.
Anche i segnali di inizio ripresa sono incoraggianti e il copione è lo stesso. Inter tosta che cerca di pressare e ripartire col possesso palla e le accelerazioni, Barcellona che fa il suo solito gioco senza però brillare. Anche se le occasioni migliori sono catalane come al 15' quando Rakitic tutto solo davanti ad Handanovic calcia in bocca al portierone sloveno che 2' più tardi respinge anche su Coutinho. È il segnale che bisogna cambiare qualcosa. Spalletti richiama uno spento e assente Nainggolan per Borja Valero, un altro che sa dare del tu al pallone anche se ha meno dinamismo del belga. Sarà un caso ma passa pochissimo e l'Inter costruisce la sua palla gol migliore ma Politano arriva in ritardo sul cross al bacio di Perisic. I nerazzurri si accendono e spingono con più forza, il Barca dà l'idea di accontentarsi del pari ma a 7' dalla fine Malcom, appena entrato, trova un sinistro un po' sporco che batte Handanovic. Doccia gelata su San Siro e sull'Inter. Spalletti prova la carta Lautaro per Brozovic e a 3' dalla fine ecco la zampata da campione di Icardi che controlla in area e fa gol come sa.
Il discorso
qualificazione non è deciso, tutto è ancora aperto. Ma se gioca così l'Inter può far davvero sognare. Di esami ce ne saranno altri ma è in questo modo che si affrontano, anche quando fanno tremare le gambe. Con forza e a testa alta.
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