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Il solito Messi nel Barça. Ma il cuore del Napoli si sveglia troppo tardi

La Pulce fa la differenza e la squadra di Gattuso entra in partita solamente sul 3-0. Addio quarti

Il solito Messi nel Barça. Ma il cuore del Napoli si sveglia troppo tardi

Aveva un Everest da scalare, l'impresa è fallita già dopo 45 minuti. Nella discesa verso Napoli e quelle vacanze più che meritate (un trofeo è finito in bacheca, la Coppa Italia), potrà almeno dire di averci provato. Anche se con poca convinzione soprattutto per un tempo, nonostante il palo esterno colpito da Mertens dopo 90 secondi (su errore difensivo di Piqué) e con una sterile predominanza territoriale nella ripresa, quando Gattuso ha giocato tutte le sue carte, concretizzata solo da un gol giustamente annullato per fuorigioco a Milik e da un palo di Lozano.

Il tecnico del Napoli faceva bene a non credere alla «barzelletta di un Barcellona in crisi», vista la facilità con la quale la truppa blaugrana ha giocato quando ha avuto campo. E poi c'è il solito fattore Messi: due gol capolavoro per preparazione ed esecuzione, uno dei quali annullato dall'arbitro dopo il check con il Var per un tocco di mano che si fatica a vedere, un rigore procurato - e trasformato da Suarez - per l'ingenuità di Koulibaly (e l'ausilio tecnologico stavolta è dalla parte di Leo).

Il minimo sindacale della Pulce in un Barcellona di fatto senza cambi è stato più che sufficiente per affossare le speranze napoletane. E curioso è quanto ha raccontato Mundo Deportivo sull'asso argentino: in un periodo nel quale il coronavirus è tornato ad affacciarsi pericolosamente in Catalogna, Messi avrebbe deciso di sostituire tutti i materassi della sua abitazione, con un tipo del tutto nuovo capace di eliminare in 4 ore al 99,8 per cento ogni tipo di virus. A produrre questi materassi sarebbe una azienda spagnola e li avrebbero acquistati anche Saul Niguez dell'Atletico Madrid e Sergio Aguero del Manchester City. Quando si dice la perfezione. Effetto Messi si diceva e 13ª partecipazione di fila ai quarti assicurata al Barcellona. Così l'insolita Final Eight di Champions a Lisbona avrà una sola protagonista italiana, quella meno attesa ma più meritevole nel cammino pre lockdown: l'Atalanta chiamata a sua volta a superare mercoledì un altro Everest, il Psg pure orfano di alcune punte di diamante.

L'importante è che ora, nella fase decisiva della competizione, gli arbitri facciano più attenzione: dopo gli errori di Zwayer nella gara della Juve, sono arrivati anche quelli del pur esperto Çakir. Si consiglia di andare più spesso al video del Var: il primo gol di Lenglet era chiaramente viziato da un fallo su Demme e un altro su Koulibaly, ovvio che per il Napoli trovarsi subito sotto poteva rappresentare un ostacolo in più nella scalata all'Everest. Per non parlare della rete tolta a Messi e del rigore concesso al Napoli (intervento di Rakitic su Mertens), che in campo europeo si fatica a giudicare netto ed evidente.

La trasformazione del penalty da parte di Lorenzo Insigne, recuperato in extremis per la sfida, consegna comunque al capitano del Napoli un singolare primato: è il primo italiano della storia della moderna Champions League a fare gol in trasferta sia al Real Madrid che al Barcellona. Sarà l'unico sorriso di una notte che da storica è diventata scontata.

Il Barcellona, pur con il freno a mano tirato e rimaneggiato, resta più forte ed esperto.

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