La solitudine di Inzaghi, il capro espiatorio sempre meno perfetto

Se porta in semifinale Champions l'Inter è merito della squadra. Se perde in campionato è colpa sua

La solitudine di Inzaghi, il capro espiatorio sempre meno perfetto

Milano. Vincere o perdere la semifinale farà differenza, ma intanto Simone Inzaghi ha portato l'Inter fra le prime 4 d'Europa. E non con la squadra che aveva Conte. Perché Dumfries non è Hakimi, Dimarco non è Perisic, Lukaku è diventato nei fatti la riserva di un 37enne come Dzeko, che non segna un gol da più di 3 mesi. Ma in tanti continuano a dire che l'Inter ha la squadra più forte. Eppure Conte, uscì per 2 anni al girone, la seconda volta addirittura da ultimo (e da lì prese la forza e il vantaggio per vincere il campionato). Se l'Inter elimina Barcellona, Porto e Benfica è la conferma che si tratta di una squadra forte. Se perde 11 volte in campionato è soprattutto colpa di Inzaghi. Raramente di chi sbaglia gol incredibili davanti alla porta (non solo Lukaku e Lautaro, anche tanti altri) o li subisce per colpa (Bastoni che si fa sorprendere di testa da un avversario più basso di 15 centimetri, Onana che prende gol da un pallone sparato dalla luna e via ricostruendo).

Inzaghi è il capro espiatorio sempre meno perfetto per spiegare il deludente campionato dell'Inter, oggi fuori dalla prossima Champions. Ha le sue colpe e commesso la giusta dose di errori, ma chi nell'Inter può veramente sentirsene esente? Eppure Inzaghi dev'essersi sentito tante volte solo, lui con il suo staff e la sua famiglia, cui infatti fece riferimento dopo Oporto («parlerò a tempo debito, lo devo ai miei cari»).

Da 2 mesi, da Inter-Udinese, la curva Nord non dedica a Inzaghi il coro di incitamento e saluto che gli riservava in ogni partita. I tifosi ultrà, quelli degli striscioni pro Skriniar, hanno fatto anche due comunicati social contro l'allenatore, circostanziati come nemmeno a Coverciano. Niente succede per caso, si chiamano segnali e anche Inzaghi ha imparato a distinguerli. Non era storia la qualificazione ai quarti di finale e non lo è ancora questa semifinale, ma certo ci va molto vicino: vent'anni dopo e con l'appuntamento più importante a qualche gol di distanza. Zhang sorride e guarda al bilancio: i 20/25 milioni della semifinale evitano una cessione di peso prima del 30 giugno. Non è molto, ma in tempi di magra è già abbastanza

Domenica a Empoli riparte la corsa a ostacoli dell'Inter e di Inzaghi. Il destino del tecnico, esonero a giugno, è scritto da tempo, dacché è stato deciso che è colpa sua se il Napoli ha 24 punti in più e l'Inter quest'anno non ha mai corso per lo scudetto. Ha vinto la Supercoppa, è in semifinale di Coppa Italia (mercoledì il ritorno con la Juventus a San Siro, un'altra volta esaurito), punta il doppio derby di Champions.

E se lo vince e va a Istanbul? Davvero l'Inter è nella condizione di esonerare un allenatore che l'ha riportata al vertice d'Europa? E se domenica non vince nemmeno con l'Empoli, scatta l'ennesimo ultimatum, tipo: batte la Juve o subito a casa? Per mettere chi, forse Chivu?

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