P er andare in Champions non si può giocare come la Roma. E nemmeno slittare come il Milan. Le due si fanno male, anzi malissimo mentre il Napoli sa benissimo come sia opportuno comportarsi, la facile vittoria dell'Olimpico è stata agevolata dal non sense giallorosso che, cambiando l'allenatore, non ha mutato di una virgola il proprio atteggiamento e relativo comportamento, scialbo, svuotato e pieno di lacune tattiche in difesa e di una condizione generale preoccupante. Juventus e Napoli hanno fatto il loro gioco con qualità differenti ma uguale prodotto e alle loro spalle la confusione regna sovrana. Icardi e signora, in tribuna a San Siro, hanno visto un'Inter di passione ma senza vera testa in mezzo al campo e senza un centravanti in attacco, anche se Keita ha provato a portare tensione nella terza linea laziale. Il castigo deciso da Spalletti, nei confronti dell'argentino, si è trasformato in un colossale autogol, la squadra ha giocato di passione ma priva di un finalizzatore, Icardi non è ancora pronto, Icardi è un calciatore nuovo ma presumo che sia vecchio il modo di pensare dell'allenatore che si ritiene sicuro di restare al proprio posto nei mesi e negli anni a venire, senza sapere che quest'ultimo risultato gli brucia addosso. In verità quest'Inter ha tratti patetici più che vigorosi, la Lazio, di contro, ha offerto una prova lineare esibendo un Milinkovic-Savic di lusso non soltanto per il gol di testa ma per una prestazione completa come da tempo non si vedeva ma ci si aspettava.
Dunque la partita europea resta aperta con la sola Lazio pronta a mettere il punto, dovendo recuperare una partita con l'Udinese. I giochi continuano ma l'Inter fischiata è un segnale amaro anche per chi stava seduto in tribuna. Come spettatore o come condor.
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