Si sofferma soltanto un attimo a riflettere Giovanni Malagò, neo presidente del Coni, quando gli chiedono chi ora potrebbe rappresentare al meglio lo sport italiano. Poi, senza esitare: «Credo sia la Trost, una sorpresa in positivo che lascia molto ben sperare per il futuro, può essere la testimonial dello sport italiano da qui a Rio 2014». Alessia, friulana quasi ventenne (l'8 marzo), saltatrice in alto campionessa del mondo juniores nel luglio scorso a Barcellona e italiana il 16 febbraio scorso, ha scalzato dall'ipotetica classifica ma non dal cuore del nuovo capo dello sport italiano Federica Pellegrini, che oltretutto è «cresciuta» all'Aniene, il circolo sportivo presieduto dallo stesso Malagò: «Federica ha sofferto per qualche mese. Dopo Londra voleva subito voltare pagina e ha scelto un allenatore, Lucas, con il quale portare avanti 4 anni di lavoro. Nel nuoto il tecnico è una figura totalizzante perché passi con lui tutta la giornata. Sperava che Lucas si avvicinasse alla sua logistica - ha proseguito Malagò -, lui per una serie di motivi non ha potuto farlo e quindi è venuta fuori la storia di Maometto e della montagna, ha scelto lei di andare a Narbonne, una decisione sofferta ma che dimostra quanto voglia tornare a essere la numero 1. Forse ci andrà anche da sola, perché non è detto che Magnini la segua. Ci siete mai stati a Narbonne? - chiede Malagò -. Non è mica la Costa Azzurra: è una cittadina industriale, con impianti non d'avanguardia. Ma lei si vuole rimettere in discussione e di sicuro tornerà a vincere».
Al «Candido Day», la giornata in memoria dell'ex direttore della Gazzetta dello Sport, Candido Cannavò, si parla molto anche di un altro personaggio che il capo del Coni vede bene come testimonial. Manco a dirlo, fa parte dei «nuovi italiani» e si chiama Mario Balotelli: «Tutti gli atleti che hanno una storia come quella di Balotelli, non solo nel calcio, se diventano protagonisti con la maglia azzurra, possono essere testimonial per eccellenza dello sport italiano. Le qualità tecniche non si discutono, lui deve dimostrare di essere cresciuto a livello di maturità e mi pare che da quando è in Italia si stia comportando bene».
Donne e giovani, la linea guida di Malagò nel governo dell'ente sportivo per il quale si era presentato come rottamatore. Ora alza il piede dall'acceleratore: «Preferisco definirmi un innovatore, ma non sono un rivoluzionario. Voglio portare idee che prima non si riuscivano a individuare. Anche le persone più capaci, se restano al vertice per tanto tempo non si rendono conto che ci sono anche altri metodi, altri progetti da sostenere». Il riferimento è al suo predecessore Gianni Petrucci («con lui ottimi rapporti, ma ci siamo ritrovati su sponde elettorali diverse da quando mi sono candidato e da quando lui ha sostenuto, secondo me in modo esagerato, la candidatura dell'ex segretario generale Lello Pagnozzi»), ma sorride quando gli si chiede se potranno venire problemi da Coni Servizi, la cassaforte dell'ente sportivo presieduta fino alla primavera 2014 proprio da Petrucci e che ha Pagnozzi come amministratore delegato. «Non penso proprio», risponde. Probabilmente sa già che gli inseparabili P&P hanno rimesso il mandato nelle mani dell'azionista, il ministro dell'Economia Vittorio Grilli. «È una scelta fatta in favore del sistema, che altrimenti sarebbe andato in fibrillazione - spiega Pagnozzi -.
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