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Spalletti e il vizio di mangiarsi i goleador

Quando a Maurito disse: "Non sei né Messi né CR7...". Ora il gelo con Mertens

Spalletti e il vizio di mangiarsi i goleador

I centravanti passano e Spalletti rimane. Qualcuno malignamente (Totti?) potrebbe aggiungere: Spalletti non passa mai. Ma questo è il nocciolo della vita spericolata del mister testa lucida. Filosofo, qualche volta incomprensibile, nella parola ma poi terribilmente chiaro quando il rapporto con gli attaccanti, magari capitani, si fa di carta vetrata. L'ultimo ingresso nella ambiziosa collezione è Dries Mertens, l'ennesimo Ciro di Napoli, il più Diego delle fantasie tifose: comunque il miglior marcatore della storia del Napoli. Qualcosa si è rotto. Il piccoletto belga è partito in panchina contro il Milan, è stato sostituito alla fine del primo tempo contro lo Spezia. Spalletti ha spiegato: «Scelta tecnica». Cerca più fisicità in attacco. Mertens non l'ha presa bene, considerando che ha contratto in scadenza. In passato c'è stato qualche dubbio anche sui rapporti fra il mister e Insigne, ma poi tutto è rientrato nella tranquillità. Con Mertens sembra più difficile.

Eppure la storia del tecnico dovrebbe indurre alla tentazione di chiedersi cosa ci sia dietro la facciata. Nella piccola-grande casistica spallettiana i ruvidi rapporti prendono spunto da situazioni di spogliatoio, da eccessivo protagonismo interno, da mal recepito senso di libertà negli usi e costumi del gruppo. Comunque dall'idea di tener la parte della società. Aziendalista? Anche. Voglia di difendere il gruppo? Determinazione a mostrarsi comandante? Certo. Per esempio, Cassano finì fuori rosa perché ascoltava musica a bomba nello spogliatoio e snobbò il consiglio («abbassa il volume») del mister. Con Totti andò in contromano nella seconda vita romana: ne sono sortite storie, leggende e pure film. Totti faceva le ore piccole giocando a carte. Poi altri rimproveri, abrasioni verbali, non convocazioni: ovviamente non si parlava solo di gioco delle carte. Osvaldo in tempi lontani è stato preciso: «Fra Totti e Spalletti, scelgo sempre Totti». A ciascuno il suo. Chiaro è che questo tipo di mister non è accomodante, o perlomeno lo è fino a limite di sopportazione. Dopo diventano guerre e guerriglie. Ci sono allenatori che fanno pesare la lesa maestà. Semmai, a Spalletti, piace ledere la maestà altrui. All'improvvido Icardi disse: «Non sei né Messi, né Cristiano Ronaldo, quindi adeguati». Il problema era dentro lo spogliatoio. Wanda Nara era riuscita a fare segnare qualche autogol al marito e lui, triste y solitario, perse fascia di capitano, posto da titolare e stima di qualche compagno. Spalletti riassunse con frase emblematica: «Umiliante dover trattare per far mettere la maglia». Insomma con gli uomini gol, e con quelli dotati di classe, il rapporto non è facile. Ecco perché non deve sorprendere il cambio di scena con Mertens. Che poi il belga svolazzi un po' troppo, quando va in campo, e magari sia altrettanto disinvolto nello sbagliare gol, potrebbe essere l'aggravante di un problema.

Ma il problema non è quello che vedi, semmai quello che non vedi.

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