Spalletti vale De Boer e Pioli E adesso c'è l'ansia Icardi

Spalletti vale De Boer e Pioli E adesso c'è l'ansia Icardi

Milano I numeri nel calcio possono essere noiosi ma non mentono quasi mai. E quelli dell'Inter sono impietosi. Nelle ultime dieci partite il bottino raccolto è da squadra che lotta per salvarsi. Una sola vittoria, tre sconfitte e sei pareggi. Male, malissimo, altro che squadra da scudetto come si diceva ad inizio stagione. E se continua così anche l'obiettivo dichiarato di un posto in Champions League diventa difficile. Già stasera, se la Lazio batte il Verona, la classifica può dire quinto posto. Sembra passato un secolo da quel nove dicembre quando l'Inter capolista andava a pareggiare 0 a 0 in casa della Juventus con una prova d'autorità, candidandosi per recitare davvero un ruolo da protagonista assoluta.

Qualcosa si è rotto, è evidente, ma i numeri che dovrebbero preoccupare Spalletti sono anche altri. Alla 25ª giornata la sua Inter ha 48 punti. Lo scorso anno, l'Inter guidata prima dal disastroso De Boer e poi da Pioli ne aveva esattamente tanti quanti questa, 48. Ma come, la mano di Spalletti? Quel tocco da taumaturgo che aveva ribaltato l'Inter, rivitalizzato la squadra ed esaltato l'ambiente? La magia è sparita. Peggio ancora se si pensa che l'anno scorso all'olandese e a Pioli non fu perdonato nulla, anzi, l'esonero fu una logica conseguenza di risultati ritenuti da tutti deludenti. Che poi sono gli stessi di quest'anno.

Eppure Spalletti non è in discussione, almeno per il momento, ma deve darsi una mossa. E magari dovrebbe smetterla di inseguire fantasmi che spesso sembra vedere aleggiare solo lui. Meno chiacchiere, meno repliche a destra (Totti) e a manca (Di Francesco) e più lavoro sul campo e inventiva. Già, perché le sue responsabilità Spalletti le ha eccome. Se all'inizio l'Inter vinceva non era certo per un gioco spumeggiante e ora che non sa più vincere, lui non ha cambiato nulla. Stesso modulo, stesso gioco, stesse idee. Mai un colpo di coda, un cambiamento, un segnale che anche lui abbia la consapevolezza che così non va. Alibi per il tecnico? Una proprietà cinese, con il patron Zhang Jindong in testa, che sembra assente, lontanissima dai programmi di qualche mese fa quando Steven Zhang si lanciò in un «andiamo a comandare» che scaldò i tifosi e che ora è già parodia. Altro alibi le assenze, soprattutto quella di Icardi che ora preoccupa. Oltre all'elongazione al bicipite femorale destro, l'attaccante ha anche un'infiammazione al tendine rotuleo del ginocchio destro.

Proverà a forzare ma se ci fosse il minimo rischio di aggravare le condizioni, sabato col Benevento il capitano potrebbe riposare ancora ed essere pronto per il trittico derby-Napoli-Sampdoria. Un pensiero, negativo, in più, là dove l'ottimismo non sta più di casa.

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