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Gli stranieri di Gazprom ostaggi di guerra e leggi. L'Italia li manda in fuga...

Anche 7 italiani fuori dalle corse. La Nazionale li porta al Giro di Sicilia e Malucelli vince subito

Gli stranieri di Gazprom ostaggi di guerra e leggi. L'Italia li manda in fuga...

Sanzioni ai russi, ma anche agli italiani, agli spagnoli, ai norvegesi, ai costaricensi e a quelli della repubblica Ceca. Tutti perché marchiati a fuoco, dal marchio della Gazprom, il colosso dell'energia russa, che è stato fermato da CIO e dalle Federazioni. Stop attività, stop sponsorizzazioni. Tutti fermi, tutti a casa: ma non tutti.

Nel ciclismo, però, la Gazprom è una multinazionale diretta da un russo-italiano, Renat Khamidulin, che nel nostro Paese vive ormai da una vita ed è di stanza a Verona. Sede sociale, sempre da una decina di anni, a Lonato sul Garda. Formazione pagata dalla Gazprom Germania e con sede legale in Svizzera. Di russo ha la bandierina nelle registrazioni dell'Unione Ciclistica Internazionale.

Il roster è composto da 21 atleti, di cui 9 russi: Ilnur Zakarin, Sergey Chernetskiy, Nikolay Cherkasov, Artem Nych, Ivan Rovny, Pavel Kochetkov, Petr Rikunov, Denis Nekrasov, Dmitry Strakhov. Poi 7 italiani: Marco Canola, Christian Scaroni, Matteo Malucelli, Giovanni Carboni, Andrea Piccolo, Alessandro Fedeli e Niola Conci. Due della Repubblica Ceca: Michael Kukrle e Mathias Vacek. Uno spagnolo: Jose Manuel Diaz. Un costaricense: Kevin Rivera. E per finire un norvegese: Eirik Lunder.

In attesa di un pronunciamento da parte del TAS, al quale Renat Khamidulin si è rivolto per un parere urgente e impellente, e senza dimenticare che nel frattempo il russo Alexander Vlasov corre regolarmente nel World Tour (3° sabato scorso al Giro dei Paesi Baschi, ndr), con la maglia della tedesca Bora Hansgrohe, non si capisce come sia possibile che la grande mamma del ciclismo tutto l'Unione Ciclistica Internazionale (UCI, ndr) non consenta almeno ai non russi di correre. Non si comprende come non possa un organismo internazionale adottare almeno due strade che consentano di uscire da questo stato di impasse, senza mortificare i provvedimenti internazionali in materia di sanzioni.

Servirebbe una deroga internazionale, per consentire ai team di World Tour e non solo a quelli, di ingaggiare questi ragazzi. Servirebbe un gesto di buonsenso per quei ragazzi che nulla centrano e nulla hanno a che fare con questa terribile situazione. Sarebbe necessaria un'apertura regolamentare per superare il limite dei 31 corridori che al momento blocca tutto e, soprattutto, consenta i trasferimenti da una squadra all'altra in un momento in cui, in condizioni di normalità, non sarebbero possibili da regolamento (già fatto da calcio e basket).

I sindacati dei Gruppi Sportivi e dei Corridori, per volere dei due presidenti, Richard Plugge e Gianni Bugno, hanno scritto lo scorso 4 aprile, una accorata lettera al presidente dell'Uci David Lappartient, chiedendo una apertura, per salvaguardare più di ottanta posti di lavoro.

In attesa del pronunciamento del TAS, per il momento tutto tace. Ma qualcosa si muove.

La Federciclismo ha trovato una via di fuga: al Giro di Sicilia ha portato una squadra nazionale, convocando sei atleti del blocco Gazprom. E nella prima tappa di ieri in volata ha vinto con la maglia dell'Italia Malucelli, uno degli «ostaggi» della Gazprom e della burocrazia.

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