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Lo strappo di Malagò: il Coni "saluta" Sport e Salute

Sullo sfondo la questione biglietti dell'Olimpico. «Cambino il logo e si cerchino un'altra sede...»

Lo strappo di Malagò: il Coni "saluta" Sport e Salute

L'attacco è frontale, lo strappo è netto. Il presidente del Coni Giovanni Malagò ha annunciato la separazione con Sport e Salute, la società per azioni a cui l'ultima legge di Stabilità ha affidato in dote la gestione di 368 milioni di euro sui 408 del finanziamento dello Stato al settore, prendendo il posto di Coni Servizi. Dopo aver suo malgrado accettato la condivisione dei poteri con l'ad Rocco Sabelli in un rapporto mai veramente decollato, Malagò ha scelto lo scontro: «Se non firmavo il contratto di servizio con Sport e Salute, il Coni andava potenzialmente sotto commissariamento. Ora le cose sono cambiate, non c'è alcuna collaborazione, a questo punto chiederemo di cambiare il logo di Sport e Salute. Ognuno va per la sua strada».

E il numero uno del Comitato olimpico è andato anche oltre: «Io non posso mandare via nessuno, ma visto il clima creato suggerisco a Sabelli di andare da un'altra parte, visto che la situazione è questa non mi sembra una brutta idea...». All'origine della diatriba, anche l'affitto pagato per l'uso di Palazzo H al Foro italico di Roma: «Ci avevano chiesto oltre un milione di euro di affitto che erano i soldi che il Coni prima dava alla Coni Servizi. Ma il palazzo, in virtù di una sentenza, è in uso del Coni, adesso Sport e Salute si cerchi un'altra sede», ha precisato Malagò. E c'è anche la questione biglietti: ne sono stati tolti al Coni 540 della tribuna vip dello stadio Olimpico (stadio del Coni, va ricordato), lasciandone solo 12 quando gioca la Lazio e 20 quando gioca la Roma. «Non voglio più usufruire dei biglietti di Sport e Salute, solo così possiamo dimostrare che il Coni ha dignità», così Malagò dopo la Giunta che ieri ha sancito lo strappo. Oltre che il distacco di 110 dipendenti di Palazzo H.

«Dichiarazioni ingiustificate e inaccettabili - la replica di Sabelli -, gli sgradevoli toni usati non modificheranno nè rallenteranno l'impletazione dell'accordo. Da quando il Coni ha annunciato la firma con noi ai primi di agosto, l'unica novità è la nostra policy sui biglietti della tribuna dell'Olimpico pienamente legittima, con indiscutibili vantaggi aziendali e collettivi e che, al contrario, sembra incredibilmente essere l'unica motivazione alla base di un così repentino cambio di atteggiamento».

La guerra è frontale e ora la palla passa al nuovo responsabile dello sport del governo, Vincenzo Spadafora (un pentastellato, quindi non un amico di Malagò...) che ha sostituito il leghista Giorgetti. Sabelli ha parlato già con Zingaretti: vuole avere le mani libere come in tutta la sua carriera. Se si trovasse in un clima ingestibile, potrebbe anche lasciare la carica di presidente-manager. Quello che si augurano a Palazzo H.

Il nuovo clima politico sta cambiando radicalmente gli scenari. La Giunta Coni ha scritto un documento, approvato da tutti, che delinea i contorni giuridici in vista di un (improbabile visto come stanno le cose) contratto di servizio. E poi c'è la legge delega sullo sport votata al Senato, con il sì dei Cinque Stelle e il no deciso del Pd (i nuovi alleati di governo), ma ora ferma.

Non piace al Cio che ha minacciato l'esclusione dell'Italia dai Giochi di Tokyo 2020 per «ingerenze politiche».

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