Federico Malerba
È venerdì pomeriggio e in una delle tante radio romaniste si inganna l'attesa con un sondaggio: «A chi regalereste un gol del derby?». E non c'è Totti o De Rossi che tenga, i conduttori-tifosi per una volta sono tutti d'accordo: lo regalerebbero a Kevin Strootman. Che dopo due anni e mezzo di calvario è tornato finalmente a giocare, ha fatto molto bene nei primi due mesi e poi ha accusato la fatica calando vistosamente.
Le ultime tre-quattro partite dell'olandese erano state a dir poco anonime, ma i campioni si vedono nel momento della verità e Strootman lo è indiscutibilmente. Uno che senza infortuni adesso forse giocherebbe altrove, pagato a peso d'oro da qualche top club europeo. Se c'è una zona del campo in cui la Roma è molto più forte della Lazio è proprio a centrocampo, ed è significativo che a firmare la vittoria giallorossa siano stati proprio Strootman e Nainggolan dopo aver dominato il confronto diretto con Parolo e Milinkovic-Savic.
Il gol alla fine gliel'ha regalato Wallace, vestendosi da Babbo Natale con venti giorni d'anticipo, e in quell'attimo Strootman ha completato la sua resurrezione. Già nel 63 minuti precedenti aveva dimostrato di essere quello vero, ripulendo tanti palloni sporchi in quel modo tipico che spinse Rudi Garcia a soprannominarlo «la lavatrice». Poi il tocco a scavalcare Marchetti e la corsa liberatoria verso lo spicchio degli ottomila romanisti, mai così pochi nel giorno del derby.
«È brutto vedere una curva così vuota - ha detto Kevin - ma i tifosi che sono venuti sono stati importanti come i tre punti che abbiamo conquistato. Sono felice per loro e spero che le prossime volte vengano anche tutti gli altri, abbiamo bisogno di loro». Gli altri, a cominciare dagli ultras, hanno seguito la partita presso un centro sportivo nella zona sud della capitale tra inevitabili esultanze e striscioni polemici nei confronti dei colleghi laziali, che dopo aver a lungo disertato l'Olimpico per protesta contro le barriere stavolta ci hanno ripensato ripresentandosi in buon numero.
Veleni che si aggiungono ad altri veleni. Perché dopo una vigilia esagerata - passata a caricare le squadre al grido di «questa è una guerra etnica!» e «uccidiamoli!» - la partita e il dopopartita non sono stati molto più edificanti. Lo stesso Strootman, tornando a centrocampo dopo aver festeggiato il gol, ha pensato bene di irridere la panchina laziale spruzzando dell'acqua in faccia a Cataldi; che ha reagito prendendolo per il colletto e rimediando un cartellino rosso mentre l'olandese se l'è cavata solo con un'ammonizione. La rissa che ne è scaturita ha coinvolto quasi tutti i giocatori ed è durata più di due minuti.
Ma il punto più basso lo ha toccato Lulic, quando davanti alle telecamere di Mediaset Premium ha sfogato tutta la sua rabbia attaccando Rudiger: «È un provocatore - ha detto l'eroe della coppa Italia laziale - anni fa a Stoccarda vendeva cinture e calzini e adesso fa il fenomeno, già prima della partita aveva parlato troppo. La colpa è di chi gli sta intorno e lo ha fatto diventare un ragazzo maleducato».
La Lazio ha subito preso le distanze da queste dichiarazioni.
«Si tratta di parole dette a caldo dopo una sconfitta che ci ha fatto male - ha detto il responsabile della comunicazione biancoceleste Arturo Diaconale - Vogliamo chiuderla qui con le scuse del club e con quelle del giocatore». Se è veramente chiusa qui, però, lo deciderà la procura federale: sull'episodio verrà aperta un'inchiesta e se le frasi saranno ritenute di stampo razzista Lulic rischia una squalifica.
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