La tappa mito tradisce, ma Roglic no Alaphilippe resta giallo

Tour de France, sulla vetta che umiliò Merckx succede poco. E il vincitore dell'ultima Vuelta ne approfitta

La tappa mito tradisce, ma Roglic no Alaphilippe resta giallo

Là dove Louis Ocaña riuscì a ridicolizzare Eddy Merckx rifilandogli la bellezza di nove minuti, su quella vetta di Orcieres Merlette rimasta nella storia per la pesante batosta rimediata da uno che di solito era abituato a banchettare e non a digiunare, ieri siamo rimasti tutti un po' a bocca vuota: su quella vetta è successo poco più di nulla. C'era da aspettarselo, visto che siamo solo alle battute iniziali, alla quarta tappa e i corridori sono chiaramente ancora con energie intatte e in una fase di studio. Il ciclismo, non lo scopriamo certo oggi, è sport di resistenza e logoramento, e per far questo è necessario darsi battaglia proprio come ieri, in una tappa piena zeppa di salite, e corsa alla fine a quasi 40 di media.

Ci si aspettava battaglia e alla fine c'è stata, ma è durata nove minuti, per dire poco, proprio il tempo necessario di un aperitivo da sorseggiare prima di andare a cena. Un bel finale, tra uomini di classifica, che alla fine però si sono giocati una tappa in volata.

A ben vedere, però, questa tappa qualcosa dice: Primoz Roglic, lo sloveno della Jumbo Visma, vincitore dell'ultimo Giro di Spagna, vuole anche la Grande Boucle. Alle sue spalle il connazionale Pocagar, un ragazzino di soli 21 anni al suo primo Tour, che proprio al Giro di Spagna è riuscito a restargli in scia fino alla fine. Vince la tappa, Roglic, la terza in terra di Francia, mentre non perde la maglia gialla Alaphilippe. Egan Bernal, l'ultimo trionfatore del Tour, da l'impressione di andare fuori giri e faticare oltremodo, ma è anche vero che il traguardo di ieri si prestava molto di più alle caratteristiche tecniche del vincitore della Vuelta piuttosto che a quello del Tour.

Salendo verso la vetta di Orcieres Merlette, Van Aert - dopo aver vinto Strade Bianche e Sanremo - gli apparecchia la tavola. Con una folle andatura lungo l'ascesa finale, l'ex crossista mette tutti in riga, o meglio, in fila indiana: nessuno può scattare. A quella velocità, solo con un motorino sarebbe possibile fare meglio del fiammingo. Fine dei discorsi: volata di cui sopra, con un Roglic pimpante, che precede il bimbo Pocagar e il filosofo Guillaume Martin.

«Gran lavoro di squadra, sono felice - dirà Roglic alla fine -. Mi sento meglio ogni giorno che passa, è bello pedalare così. Non mi interessa non aver preso la maglia, conta aver vinto e come mi sento».

Oggi l'Uci dovrebbe comunicare la località deputata ad ospitare i prossimi campionati del mondo di ciclismo dopo la rinuncia della Svizzera (Aigle-Martigny) per questioni Covid. In corsa Imola e La Planche des Belles Filles.

Intanto il Tour riparte da Gap, direzione Privas (183 km).

Il via da una località abituale per la carovana del Tour, che è rimasta nell'immaginario collettivo per quel mondiale del 1972 perso da Franco Bitossi per un niente a vantaggio di Marino Basso. A proposito, ieri Franco Bitossi ha compiuto 80 anni: auguri!

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