Vessicchio Sergio, di anni cinquantatre, da Agropoli, si considera un giornalista di frontiera. Lo ha confessato lui medesimo, accennando allo stile di pensiero e di parola che contraddistingue il suo mestiere, di giornalista pubblicista. Lo hanno sospeso dall'Ordine per avere oltrepassato la frontiera di cui sopra: ha insultato un'arbitro, così scritto con l'apostrofo, in quanto donna, cosa che gli procura lo schifo, molto di più del voltastomaco che aveva disturbato la digestione di Fulvio Collovati, squalificato per due turni dalla Rai per plateale sessismo. Ora, per puntualizzare la vertenza, segnalo che il Vessicchio Sergio si è reso protagonista di altri insulti ben più gravi e volgari, tipo «Ronaldo è un cesso che va a trans, la giusta imagine dell'Inter», là dove il Ronaldo era il Fenomeno brasiliano e non certo il Cristiano della Juventus, di cui lo stesso pubblicista giornalista è tifoso di pancia, non certo di cervello avendo definito, tra altre riflessioni gentili, Allegri «un cialtrone, una vergogna inaudita, uno scarso che porterà la Juventus nel baratro e Pjanic è un bidone». Questi pensieri ad alta voce e basso scritto, non provocarono, tuttavia, alcuna reazione né sui social e nemmeno tra le menti sensibili dell'Ordine dei giornalisti, infatti sia Ronaldo sia Allegri sono uomini di sesso maschile e, dunque, qualunque tipo di offesa triviale rientra nel simpatico repertorio da bettola, talk show e fogli quotidiani.
Vessicchio dovrà farsene una ragione, si è guadagnato un quarto d'ora di celebrità prima di rientrare tra gli anonimi e sconosciuti parlatori di questo sconclusionato mondo della comunicazione. A leggere e ascoltare il suo dire mi torna in mente una frase di Dumas padre il quale diceva di preferire i cattivi agli ignoranti perchè i primi, ogni tanto, si riposano. Mi dicono che Sergio Vessicchio lavori sempre.
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