
C'è un po' nervosismo in giro, e anche un po' di maleducazione. Gli unici due che se la passano al meglio sono Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, ritrovatisi dopo la finale di Wimbledon e visti chiacchierare come due vicini di scrivania al ritorno in ufficio: "Allora, tutto bene le vacanze?". Intorno a loro il tennis sembra invece sull'orlo di una crisi di nervi, e sarà forse perché è arrivata l'ora della baraonda del cemento americano.
Insomma: il duello riprende, il resto del mondo subisce uno strapotere al momento inattaccabile. Lo dice la classifica (nel ranking di inizio settimana Zverev, terzo, ha praticamente la metà dei punti di Jannik), lo dicono alcuni episodi che si succedono nell'avvicinamento agli UsOpen. Proprio Sasha, per esempio, è stato protagonista di un battibecco con un tifoso sugli spalti: interrotto un paio di volte dal baluba di turno (allontanato poi dalla sicurezza) mentre stava servendo per la vittoria contro Popyrin, dopo l'ultimo punto si è girato per fargli un polemico ciao ciao con la manina. Segno che il tedesco soffre quantomeno di un eccesso di tensione. La stessa che ha portato Shelton e Cobolli a discutere in campo, con l'italiano (sconfitto) che si è difeso per un gesto di insofferenza giudicato ingiustamente offensivo dall'americano: "Ci siamo chiariti negli spogliatoi", ha poi detto Ben. Ma di sicuro la sua reazione è stata esagerata.
Non c'è da stare tranquilli, in pratica, e sullo sfondo continuano le proteste a giorni alterni contro gli organizzatori dei tornei, accusati di pensare troppo alle tv (che però danno i soldi per i montepremi). Giorni fa Davidovich Fokina ha protestato per l'inizio del suo match programmato alle 11 del mattino ("ci costringono ad alzarci presto"), ricevendo in cambio sui social un "sei patetico, la gente normale comincia a lavorare anche alle 8" dal suo avversario Daniel Evans. E in ogni caso c'è sempre qualcuno che si lamenta delle condizioni, del vento, delle palline, e la risposta migliore alla fine l'ha data De Minaur: "Dà maggiori possibilità di ottenere buoni risultati? No. Quindi si tratta solo di affrontare la situazione e cercare un modo per superarla". Poi c'è Djokovic, che stavolta se l'è presa con il presidente serbo Vucic, e dopo aver appoggiato le proteste studentesche contro il governo ha preso il torneo di Belgrado organizzato dalla sua famiglia e lo ha trasferito ad Atene. In pratica, che caos.
Così, in tutto questo, restano appunto i primi della classe, lì a bordo campo a scambiarsi due parole come fossero ancora sotto l'ombrellone: "Niente di folle ha detto Alcaraz mi sono quasi annoiato". Che dire: beato lui.