
Ottanta minuti di incubi e di paure. Le superaquile di Abuja avevano messo all'angolo i galletti parigini, sfiancati, svuotati di idee e di energie, terrorizzati dall'idea di doversi arrendere alla velocità dei nigeriani, presenti dovunque, ostacolati soltanto dall'arbitro yankee che non ha espulso Matuidi autore di una entrata violenta su Onazi, costretto a lasciare la partita e condizionando il gioco della sua nazionale.
Poi, al minuto ottanta, la testa pazza del polpo Paul ha cacciato via i fantasmi, il corner di Valbuena ha trovato incerto, per la prima volta, il portierone africano, Enyeama che ha deviato il pallone, come la vispa Teresa al volo sorpresa, verso Pogba, il quale ha visto la porta vuota e ha provveduto a inspirare, staccandosi dal terreno, correggendo in rete, con precisione da biliardo.
La Nigeria si è come svegliata dal sogno, la sua corsa si è improvvisamente rallentata, ha preso cuore la Francia di Deschamps che ha sfidato, vincendo come al solito, la stampa del Paese cocoricò. Pogba non piace ai francesi di un certo lignaggio, lo giudicano lento, narciso, egoista, direi io: francese al massimo. Pogba ha ventuno anni e ha segnato ieri il suo primo gol mondiale, il terzo della sua carriera con la nazionale che gli aveva già messo al braccio la fascia di capitano, quando il ragazzino di Lagny sur Marne, nato in una famiglia che viene dalla Guinea, aveva soltanto, e «già», quindici anni.
Pogba non si è limitato al gesto vincente, ha preso per mano la squadra, giocando football semplice, navigando tra difesa e centrocampo, andando, come sa, a dettare l'assist in prima linea. È lui l'uomo del mondiale, c'è poco da sbuffare a Parigi o a Marsiglia, devono farsi una ragione e credere alla perizia di Didier Deschamps.
La Nigeria, violentata nelle sue strade, nella sua storia, nella cronaca maledetta di tutti i giorni, ha avuto la grande dignità di restare in partita e di inquietare l'illustre rivale. Ma la sorte raramente aiuta chi veramente ne sente il bisogno. I brasiliani hanno cercato invano di fare sentire la loro voce a favore dei più deboli, temendo in verità la forza della Francia. Che non è stata affatto fortunata, avendo colpito una traversa e per due volte vedendosi respinto il pallone gol sulla linea.
Tradita da Benzema e da Giroud, avulsi e indisponenti, la squadra ha trovato nel finale la tecnica di Antoine Griezmann che ha partecipato al raddoppio, mettendo paura al capitano africano Yobo, costringendolo a una affannosa deviazione oltre il proprio portiere e in rete.
Resta la rabbia per quel fallo pesante di Matuidi, molto più grave di quello commesso da Marchisio che ha portato all'espulsione dell'azzurro; resta la sensazione che gli arbitri di questo torneo abbiano deciso troppi risultati, troppe partite.
Sepp Blatter ha annunciato l'introduzione della moviola in campo, vorrei sapere se l'intervento del «fratello angolano» Matuidi su Onazi potrebbe rientrare nelle situazioni da rivedere.
La Francia si aggiunge all'Olanda per salvare l'onore dell'Europa. La Nigeria vorrebbe restare in Brasile, lontana dal sangue dei suoi morti, della sua follia. Il mondiale le ha regalato l'ultima nuvola di pace e di libertà.