Thohir zittisce Agnelli «Moratti ha fatto una grande Inter»

Il presidente ringrazia l'ex patron. Mazzarri annaspa davanti alle critiche e scopre: «In fondo ci servono soltanto punti»

nostro inviato a Appiano G.

Chissà mai che Andrea Agnelli non abbia fatto il miracolo: un po' di veleno sull'Inter e quelli si rinsaldano nel sentimento comune e Thohir trova la chiave per entrare in miglior sintonia con i cuori tifosi. La risposta all'affondo di Agnelli su Moratti, studiata fino a tarda ora («Agnelli non mistifichi i fatti e non cambiamo il corso della storia. Purtroppo per lui e per il calcio italiano il 2006 è stato un anno disastroso...La Juve è retrocessa in serie B e così la sua reputazione. Questi sono fatti che non permetteremo a nessuno di alterare nè dimenticare»), questa replica così feroce toglie al magnate il velo del savoir faire e mostra il sangue caldo. Morattiano, potrebbe dire qualcuno. E, forse non a caso, ieri sono seguiti saluti, ringraziamenti e senso della stima del presidente per Moratti. In allegato le chiacchiere di Mazzarri che, a sua volta, ha ricomposto la frattura dei giorni scorsi. Moratti ha lanciato l'ulivo, l'altro ha risposto. «Non volevo mancargli di rispetto. Dai discorsi sentiti ieri mi fa piacere che abbia capito». Ed ha aggiunto un punto alla guerriglia Inter-Juve: «L'Inter merita rispetto e va rispettata».

Ma c'è dell'altro. La sberla da Torino è servita a Thohir a regolare qualche conto. Per dirla come Agnelli: la riscossa del Jakartone. Il padrone interista, infatti, si è visto accolto in Italia con quella battuta a taglio doppio sul Jakartone non proprio “english”. Poi si è visto mettere in piazza gli sms scambiati con Agnelli sull'affare mancato fra Vucinic e Guarin e ne è uscito male. Infine quest'ultimo sberleffo a Moratti e alla società. Anche la pazienza orientale ha un limite e Thohir ha voluto essere interista fino in fondo, in un momento in cui la gente nerazzurra è legata alla bandiera più che ad altro: Moratti se n'è andato sbattendo la porta, lasciando nostalgici e no, Thohir con i suoi discorsi prettamente economici fatica a far breccia, Mazzarri addirittura viene respinto con tanto di fischi, la classifica non è invidiabile, i risultati della squadra neppure, il gioco piace poco, la squadra non ha calciatori o, almeno, un leader che attragga in assoluto, magari trascini. Questa è l'Inter di bravi ragazzi, probabilmente, ma ad impatto freddo. E per un pubblico, così altalenante nel gusto e nella critica, è come bere un brodino o mangiare il minestrone che non volevi da piccolo.

E, per una volta, Thohir ha dato ascolto ai discorsi del Moratti che fu e abbia deciso che, perso un Moratti, ci voleva qualcosa di morattiano. In fondo gli interisti hanno bisogno di un po' di sangue e arena, Moratti con i suoi “pro” e “contro” li ha abituati troppo bene. Per arrivare a dichiarare guerra alla Juve, il magnate ha seguito usi e costumi personali: ascoltare tutti, consultarsi, decidere in prima persona, chiedere trascrizione in inglese e italiano, e dare il via alla stampa. Un po' laborioso, ma testa nata in Indonesia. Più semplice il ringraziamento a Moratti: «Negli anni alla guida del club, Massimo ha ottenuto successi straordinari culminati nell'incredibile triplete del 2010 creando in campo una nuova Grande Inter dopo quella di suo padre Angelo e fuori dal campo realizzando, Paese dopo Paese, un progetto sociale di inestimabile valore come Inter Campus». Concetti molto più popolari rispetto ad altri di pura economia.

Poi tutti a pensare alla partita di oggi col Cesena. Thohir in nome del «Tifate, tifate, tifate!». Mazzarri con i suoi problemi. Ieri ha perso anche Guarin: risentimento muscolare ai flessori della coscia destra, conseguenza di precedenti guai. Emergenza infortuni ed mergenza attacco. Ma il problema vero è convincere gli interisti. E non perdere la panchina. Per quest'anno il posto dovrebbe essere garantito, per il prossimo rischia l'esodo. Il vento spira contro in tutti i sensi, nonostante le garanzie di Thohir che, però, vanno sfogliate come carte del poker. E il tecnico ha il nervo scoperto, è proprio vero che non regge la pressione.

Si aggrappa al bel primo tempo con il Napoli, continua a parlare di un progetto appena iniziato, dimenticando che sta sulla panca dall'anno scorso e molti giocatori c'erano già, chiede tempo e pazienza eppoi conclude neppur fosse nuovo del mestiere: «In fondo ci servono solo punti». Appunto i punti, questo è il punto.

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