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Il Tour vuol fare la storia. La prima volta in Italia della grande partenza

Firenze e l'Emilia in pole per il via dell'edizione 2023. Prudhomme: "Candidatura suggestiva"

Il Tour vuol fare la storia. La prima volta in Italia della grande partenza

La prima volta a Sanremo, con un furlano dal nome francofono che poi francese è diventato per davvero. Fu Gino Scordis, classe '17 di Pocenia, a battere un monumento del ciclismo Louison Bobet, che vestiva la maglia gialla, ma la perse alla fine in favore di Gino Bartali, che nel 1948 seppe vincere a dieci anni di distanza il suo secondo Tour de France, quello dell'attentato a Togliatti, per intenderci.

Era il 1948 e in quel Tour italiano per mano di Bartali, la corsa francese accarezzò per la prima volta nella storia il nostro Paese con la Marsiglia-Sanremo, di 245 chilometri: era il 12 luglio, 11a tappa. Il giorno seguente sempre dalla città dei Fiori la Grande Boucle si mosse nuovamente in direzione francese, con arrivo a Cannes, dove Bobet trionfò in maglia gialla per la gioia dei suoi connazionali. Poi l'anno seguente nuovo sconfinamento, ad Aosta, con la vittoria di Fausto Coppi e nel 1952 il Sestriere sempre con il Campionissimo. Tanti gli sconfinamenti del Tour in territorio italiano, tante le partenze e gli arrivi. Uno dei più esaltanti nel 1992, sempre al Sestriere, con l'impresa di Claudio Chiappucci. L'ultima volta nel 2011 a Pinerolo, che ospitò un arrivo (vittoria di Boasson Hagen) e una ripartenza il giorno dopo.

In vista del 2021, quando ricorrerà il 150/o anniversario della nascita di Maurice Garin, il valdostano che vinse la prima edizione del Tour de France nel 1903, la Valle d'Aosta ha invece formalizzato la candidatura per ospitare una tappa della Grande Boucle. Si tratta di un progetto congiunto tra le regioni intorno al Monte Bianco, Valle d'Aosta, Vallese svizzero, Savoia e Alta Savoia francesi. Ora però il sogno è più ambizioso e mai ottenuto prima e inseguito negli scorsi anni da Piemonte, Lombardia e Veneto, ma anche da Bergamo, Milano e Venezia. Adesso a pensare ad una Grand depart, sono la Regione Emilia Romagna e Firenze. Se ne è parlato ieri mattina a Bologna, nella sede della Regione Emilia-Romagna, in un incontro fra il presidente Stefano Bonaccini, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, il presidente di Apt (Azienda promozione turismo) Emilia-Romagna e commissario tecnico delle nazionali italiane di ciclismo, Davide Cassani, e il direttore del Tour de France, Christian Prudhomme. Il sindaco Nardella presente insieme a Cosimo Guccione e Nicola Armentano, rispettivamente assessore allo Sport del Comune di Firenze e consigliere delegato allo sport della Città metropolitana. L'obiettivo, spiega una nota della Regione Emilia-Romagna - nella cui sede si è tenuto l'incontro - «è quello di puntare sul Made in Italy grazie alle realtà territoriali coinvolte, quindi cultura, arte, paesaggio, moda, agroalimentare e tradizione culinaria, motori».

Il direttore del Tour Christian Prudhomme ha manifestato grandissimo interesse, non mancando però di sottolineare che in corsa per la partenza del 2023 ci sono altre importanti candidature, ma quella italiana «è certamente tra le più suggestive e importanti dal punto di vista mediatico, culturale e sportivo». Bocche cucite su quanto possa essere l'investimento di questa operazione.

Un anno fa Bruxelles mise sul tavolo 10 milioni di euro, per Emilia Romagna e Firenze potrebbe essere un impegno non inferiore agli otto.

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