Marco Lombardo
Già Novak Djokovic è uno che non fa prigionieri, se poi ci si mettono pure gli avversari vuol dire proprio che il tennis si vuole arrendere al suo Cannibile. Nole infatti è arrivato a New York un po' così, dopo un'estate che dal trionfo al Roland Garros in poi è stata una vera delusione. Qualche guaio fisico, un po' (un po' tanto) di gossip, una burrasca familiare da sistemare, il morale sotto le scarpe dopo l'eliminazione a Rio per mano del resuscitato Del Potro. Insomma: per la prima volta da lungo tempo alla vigilia degli Us open il favorito di un torneo dello Slam non era più lui. Poi però ecco che il destino ha cominciato a cambiare il vento, ed ora Djokovic sfiderà in semifinale Gael Monfils dopo un cammino da tappeto rosso.
In pratica: il serbo al primo turno batte Janovicz perdendo però un set e con qualche incertezza di troppo. Al secondo però, mentre tutti lo aspettano al varco, lui non scende neppure in campo per il ritiro prematuro di Vesely. Si passa allora al terzo, il cui match dura giusto sei game: quelli che sanciscono il ritiro di Youzhny sul 4-2 del primo set. Una pacchia.
Cose mai viste, dicono gli esperti, che ancora non conoscono il seguito della storia. Ovvero che sì, negli ottavi, si rivede il vero Djokovic contro Edmund (6-2, 6-1, 6-4 il punteggio), ma che nei quarti la storia di ripete: il Cannibale avanti di due set contro Tsonga (6-3, 6-2) in una partita che però finisce lì. Il francese infatti ha il ginocchio sinistro fuori uso e sul campo intitolato ad Arthur Ashe comincia ad aleggiare la sinistra sensazione di una macumba.
A discolpa di Djokovic però c'è il fatto che già dal turno precedente si era rivisto in campo il vero numero uno, che adesso arriverà ai match decisivi pure fresco e riposato: «La cosa fondamentale è che sono in semifinale e che sono stato capace di giocare sempre meglio. Negli ultimi giorni la qualità del mio gioco e il livello della mia prestazione sono aumentati, il che ovviamente mi ha incoraggiato. Insomma comincio finalmente a sentirmi bene. Certo: so che quello che è successo è un caso unico in un torneo di uno Slam, tre ritiri in cinque partite sono una notizia. Ma non posso far altro che augurare a tutti i miei avversari una pronta guarigione e concentrarmi sul mio piano di gioco».
Che ora è superare appunto Monfils, con il quale non ha mai perso in carriera in dodici match disputati: «Io amo guardare Gael, lui è uno di quei pochi giocatori per i quali pagherei il biglietto.
È molto carismatico, gioca con il sorriso, si gode il tennis e la vita. Secondo me tutti dovremmo essere così. Sono sicuro che sarà un bella sfida». Ecco: macumba permettendo, questa volta vorremmo vederla fino alla fine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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