Valentino pole. Adesso è proprio lui

Scherza: «L'ultima volta trasmettevano ancora le corse in bianconero». Furioso Lorenzo: «Mi ha preso la scia...»

L'ultima volta era un pilota maturo e non vecchio. L'ultima volta aveva 31 anni e non 35. L'ultima volta di lui si diceva con rispetto e deferenza «quanto è grande, fenomenale e nel pieno della maturità agonistica» e non, come accaduto negli ultimi anni, scuotendo un poco il capo, «è stato un grande, un fenomeno ma ora è vecchio». L'ultima volta che Valentino Rossi si è ritrovato in pole position, ottantuno Gran premi fa, correva l'anno 2010 e si correva in un altro motomondo. Lui era il campione in carica, lui era il pilota che ancora non sapeva dell'incidente, poche settimane dopo, al Mugello, Gran premio d'Italia, la caduta, la frattura, il lento recupero. L'ultima volta, la numero 49, in cui Valentino Rossi si era issato in vetta alla griglia della classe regina, baby Marquez era davvero baby, il pilota di riferimento si chiamava Lorenzo, il nemico era Stoner che galoppava sulla Ducati. Già, Lorenzo, Stoner e la Rossa. L'ultima volta che gli era riuscito di scattare in carena davanti al gruppo, Vale stava riflettendo sulla rivalità in seno al team Yamaha proprio con Jorge e per questo iniziava a insinuarsi in lui il progetto Ducati e tutto ciò che sarebbe stato. O meglio: che non sarebbe stato. L'ultima volta in pole non sapeva dei due anni fallimentari che sarebbero venuti, dei due podi, delle zero vittorie, delle molte e troppe cadute, del mea culpa, dell'umile ritorno all'ovile, alla Yamaha, la sua casa, il suo team, la sua gente, la sua moto.

Per tutti questi motivi, la pole strappata ieri a Valencia (1'30.843 il crono davanti di +0.132 all'ottimo Iannone su Ducati, a Pedrosa, Lorenzo e Marquez caduto dopo aver dominato le sessioni) sorprende ancor più di una vittoria. Perché Vale non è mai stato uomo da pole benché ne abbia in tasca 60 (ed è record). A raccontarlo sono infatti sempre state le vittorie (108 fin qui) e il modo in cui le otteneva. Lottando, superando, recuperando.

L'ultima volta al via davanti a tutti «trasmettevano le gare in tv in bianco e nero» scherza lui e però poco ci manca visto che nel motomondo quattro anni sono una vita e diventano spartiacque fra epoche lontane. Tanto più che l'ultima volta si correva a Le Mans, circuito amico della Yamaha, non sul toboga di Valencia da sempre ostico a lui e poco amato anche dalla moto. «Neppure il mio tecnico ci credeva» confida infatti Vale, rivelando tutto il proprio stupore per qualcosa che in fondo sorprende prima di tutti lui e fa arrabbiare più di tutti il compagno rivale Lorenzo. «Io non sono abituato a mettermi in scia agli altri - sibilerà infatti Jorge -, io cerco di fare da solo, Valentino a volte invece fa così, era dietro di me quando ha fatto il tempo».

Ha ragione Jorge ad arrabbiarsi, ma il suo furore diventa conforto per tutti noi. Perché significa che Valentino è di nuovo totalmente Valentino (anche nella replica: «Un piccolo aiuto me l'ha dato... Si è innervosito? Sono contento»), con il suo talento e le sue astuzie da tirare fuori quando conta. E ieri e oggi contava e conterà. Perché proprio contro Lorenzo si sta giocando il secondo posto nel mondiale, dodici punti li separano, punti che Vale deve difendere in quest'ultima gara perché se è vero - come ha detto di recente - che «la Yamaha non fa preferenze in campionato tra chi si è piazzato meglio l'anno prima» e vero però che a livello psicologico il compagno potrebbe accusare il colpo in chiave 2015.

Anche perché l'ultima volta che Valentino si era ritrovato in pole faceva sogni mondiali, quegli stessi che proprio a Valencia, quattro anni dopo, è tornato a fare quando giovedì ha ammesso che sì, «anche se sarà durissima, un pensiero al decimo titolo nel 2015 lo sto facendo anche io».

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