Marcello Di Dio
Il regalo del Belgio, arrivato ieri all'ora di cena, ha allentato un po' la tensione della truppa di Ventura. Italia matematicamente qualificata agli spareggi di novembre, ma l'ultima sfida di domani a Scutari con l'Albania sarà comunque da vincere o almeno pareggiare per il ranking: ora siamo al 16° posto (abbiamo migliorato nonostante il pari di Torino) ma Danimarca e Croazia sono subito dietro e potrebbero superarci in caso di successo nell'ultimo turno, togliendoci dal gruppo delle teste di serie. E il day after della figuraccia con la Macedonia è diventato così il momento da cui la squadra azzurra deve ripartire. C'è un playoff da preparare in poco tempo (si giocherà tra un mese, il 17 ottobre si saprà con chi), ecco che bisogna serrare le fila.
«Noi senatori dobbiamo riuscire a trasmettere qualcosa ai più giovani del gruppo, mettendoci sulle spalle dei fardelli più grandi rispetto a chi in questo momento deve essere più sgombro da pensieri», così Buffon dopo il faccia a faccia dei senatori con il ct nello spogliatoio del Grande Torino alla fine di Italia-Macedonia mentre sugli spalti c'era ancora l'eco dei fischi del pubblico. Un faccia a faccia dal quale sono emersi tre concetti di fondo: la positività di pensiero, l'atteggiamento da leader dei calciatori più esperti, la voglia di cementare il gruppo prima del doppio confronto da dentro o fuori di novembre. Significativo in questo senso il fatto che il «veterano» Barzagli, pure infortunatosi contro la Macedonia e quindi non disponibile per la gara con l'Albania, resterà in gruppo.
Il secondo atto è stato il confronto «privato» tra i giocatori prima dell'allenamento di ieri. Un tentativo di dare una scossa all'ambiente, concordato con lo staff tecnico e con Ventura che ha approvato il gesto, sperando che possa essere utile nella rincorsa al Mondiale. «Se ci piangiamo addosso e crediamo che qualcuno remi contro facciamo la fine dei perdenti», aveva ammonito il portiere e capitano della Nazionale. Un messaggio ribadito a esperti e giovani della truppa, ora più che mai chiamati a dare risposte importanti.
E in questo clima cupo e da accerchiamento, i vertici della Federazione (dal presidente Tavecchio, che sarà oggi a Torino, al dg Uva) hanno confermato la piena fiducia a Ventura, perché bisogna remare tutti nella stessa direzione. Ma al netto delle assenze (tante) in un momento così importante della storia del calcio azzurro - difficile rinunciare in un sol colpo a De Rossi, Verratti e Belotti (ieri in visita agli azzurri e l'unico forse irrecuperabile per gli spareggi), tre degli elementi base del gruppo del ct -, il pur esperto e scafato Ventura sembra sotto pressione e in totale confusione. Paradossalmente, il rinnovo del contratto del ct annunciato due mesi fa, che doveva servire a dare tranquillità a livello psicologico a Ventura e alla sua truppa, ha finito per avere l'effetto opposto. Il resto l'ha fatto la terribile serata del Bernabeu e la batosta incassata dalla Spagna. Un risultato pronosticabile alla vigilia, ma che nelle dimensioni ha minato le poche certezze azzurre.
Le opache prestazioni con Israele e Macedonia hanno accentuato la crisi, Ventura si è attaccato alle assenze e al fatto che molti suoi nazionali non sono titolari, dice che il ranking negativo è colpa dei suoi predecessori, ma il pari con la Macedonia non è un risultato degno della Nazionale e lancia allarme e preoccupazione. Come il Bonucci attuale è l'ombra del baluardo della difesa ammirato per anni. E con un playoff possibile trappola, l'Italia deve ritrovare gioco, idee e certezze.
Ieri l'allenamento allo stadio Filadelfia, il luogo dove nacque e crebbe il mito del Grande Torino, di fronte a 100 ragazzi delle scuole calcio. All'Italia basterebbe prendere anche un decimo della «tigna» di quel gruppo.
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