Nostro inviato a Torino
Non si vuol perdere nulla. Nemmeno il gusto di vincere il derby, di lasciare lacrime al Toro e al suo modo di vivere il calcio del tutti insieme appassionatamente. Torello più che Toro, signorinella più che vecchia Signora. Ma la Juve non lascia scampo al tic tac dello scudetto. Manca un punto, sceneggiatura già scritta. Il Napoli ha contribuito non perdendo colpi a Pescara. La Juve ha tenuto alta la suspence (chi ha scritto la sceneggiatura?): derby da mediocrità assortite per un'ora e un quarto. Ultimi quindici minuti da fuochi d'artificio: re Arturo ci ha messo il segno del comando, il principino Marchisio ha detto che JuveToro quest'anno è cosa sua: due gol all'andata, uno al ritorno, derby ai torinesi, possibilmente juventini.
Tutto torna, tranne i conti del Torino che, adesso, dovrà sfangarsela per evitare incubi da serie B. D'accordo che la memoria granata non può esaltarsi senza la sofferenza, ma qui ogni volta è un fiorire di guai. Non c'è partita in cui il finale non sia un tranello e gli episodi non soffino contrari. Difficile infilarsi nella via lattea dello stellone del pallone. Cosa che risulta facile alla Juve: questione di feeling con la storia e con l'abitudine a vincere. La Signora celebra lo scudetto anche nel derby, in attesa di consacrarlo domenica prossima contro il Palermo nello Juventus stadium. Scudetto cucito e ricucito, soprattutto mai scucito in tutta la stagione. Per chiarire il concetto la Juve ha infilato sette vittorie di fila, vincendo tutte le partite d'alto borgo: ha pareggiato con il Napoli poi si è scatenata.
E, come capita nelle annate scudetto, ha trovato di volta in volta l'eccellenza degli uomini chiave. Ha stampato le migliori immagini di Pogba ed anche ieri è stata replica. Ha scoperto la vena da goleador di Vidal: oggi miglior cannoniere stagionale (14 reti), quattro reti nelle ultime tre partite, tutte soluzioni decisive. Ieri re Arturo ha acchiappato la palla vagante, nel finale di partita, infilandola a fil di palo e sfruttando un pallone servito da Marchisio, e maldestramente deviato dalla mano di Basha. Insieme di episodi, un puzzle composto d'improvviso, benedizione del destino per una squadra che non ha un goleador griffato. Tanto per fare un esempio: i cannonieri romanisti hanno segnato più di Vidal eppure guardate dov'è la Roma e cosa sta scalando la Juve.
Fino a quel momento della partita la Juve aveva giocato per tirare a campare o quasi. Il Toro aveva provocato un paio di brividi a Buffon. Insomma c'era aria di pareggio che non fa male a nessuno, ma fa bene a tutti. Direte: strano in un derby! Ma quella pareva l'aria. Fra l'altro, l'atmosfera tifosa non era invitante: meglio evitare guai. E, invece quando il piedone del cileno ha provato l'irrefrenabile desiderio del gol non c'è stato nulla da fare. All'aria ogni cattivo pensiero. E, dopo appena sei minuti, Marchisio ha replicato mettendo il piattone sull'assist di Quagliarella.
Visto il primo tempo, c'era da sconsolarsi leggendo la partita della squadra campione d'Italia, ripensando a derby antichi. Tutto qui? Juve un po' molle, campo da pattinaggio artistico per la pioggia diluviante. Vucinic si è mangiato un'occasione sola, Marchisio si è visto annullare un gol per fuorigioco, Buffon ha opposto una parata importante a un tiro di Santana. Non avrebbe sbagliato chi avesse pensato: si vogliono bene, pari e cuore allegro per tutti. Sulla tribuna granata sventolava una gigantesca maglia con il numero 12: a dimostrazione che il 12esimo giocatore non può fare gol.
La ripresa è stata una partita inesistente. Poi il flipper ha cominciato a sparare palle e palline.
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