Wimbledon assaggia la crisi, Nadal ci cade dentro

Roba mai vista: niente code, vuoti gli stand di sponsor e gadget. E un altro big ko. Un anno così nero solo nel 2009, ma c'era un campo in meno

Wimbledon assaggia la crisi, Nadal ci cade dentro

nostro inviato a Wimbledon

«The good news is: non queue so far». Già, nessuna coda per ora e l'honorary steward all'uscita della fermata della Tube di Southfields lo annuncia con aria grave e un po' sconsolata. Insomma: è una buona notizia sicuramente per la famigliola senza biglietto che si avvia allegramente alla caccia di un ground - il passaporto che ti fa entrare a Wimbledon - e a questo punto, perché no?, magari anche al Campo Centrale. Ma di sicuro quelli dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club hanno la faccia di quello steward e se per ora non è crisi, poco ci manca. Il tabellone delle presenze degli spettatori ieri dava infatti un quadro con tanto di cornice: nei primi sette giorni di gara, solo in due occasioni il numero dei fan pascolanti all'interno del circolo ha superato quello del 2013. E soprattutto il conto parziale dava meno 2456 in un posto di solito fatto per battere i record. Per carità: c'è di peggio nella vita, ma da queste parti i conti contano. Così chiedi agli organizzatori e loro comunque minimizzano, di certe cose non si parla o quanto meno si finisce per dire che «probabilmente le partite sono state molto avvincenti e dunque in pochi hanno lasciato il club a metà pomeriggio». Permettendo - come capita sempre - di rimettere in vendita (per beneficenza) il loro tagliando. Però il tutto viene poi smentito arrivando verso l'entrata dalla metropolitana, perché la visione impressionante è proprio quella della coda. Che non c'è, alle ore 12 di Londra. Mezzogiorno, s'intende.

Insomma: «Wimbledon attende», come c'è scritto orgogliosamente all'inizio del serpentone umano (quando c'è), quello che una volta stazionava ordinatamente sul marciapiede armato di seggiolini, ombrellini, fish and chips e molta fede. Perché a volte si ritornava a casa a mani vuote. Ora invece, spostata dal marciapiede al Wimbledon Park, «the Queue» si disperde tra sponsor e distributori di gadget, ricchi premi e cottilon, ieri però desolatamente disoccupati. Ed è così appunto che la famigliola è entrata, uscita (dalla coda) ed entrata (a Wimbledon) nel giro di cinque minuti. Roba mai vista. Per trovare un anno così bisogna tornare al 2009, quando però il camnpo numero 3 era fuori causa per lavori. Poi arrivò la regina e salvò il tutto. Quest'anno di regine se ne vedono poche - visto che la Sharapova è uscita per mano della Kerber e in semifinale per ora c'è la Safarova - e neppure qualche re, perché se è vero che Federer è arrivato facile ai quarti, il torneo ha perso Nadal. Ma siccome il tennis ha sempre pronta una sorpresa, ecco che Wimbledon nello stesso momento ha scoperto una nuova stella, ovvero quello che l'ha battuto: l'australiano Nick Kyrgios, 19 anni, papà greco e mamma malese, capace di sotterrare lo spagnolo con 37 ace, l'ultimo proprio sul match point.

È lui l'uomo del futuro, probabilmente prossimo visto che oggi si giocherà lo scettro del predestinato contro il canadese Raonic. Come dire: forse Wimbledon finora ha un po' scricchiolato, ma stanno tornando i giorni migliori per fare la coda.

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