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Wimbledon, che lezione l'assicurazione da 100 milioni...

Wimbledon, che lezione l'assicurazione da 100 milioni...

Dio salvi la Regina, che a salvare Wimbledon ci pensa l'assicurazione. Dietro la risoluta decisione di rinviare il torneo dello Slam più antico del tennis c'è infatti la lungimiranza dei dirigenti del circolo di Church Road che ben 17 anni fa, ai tempi della Sars del 2003, decisero di stipulare un'assicurazione sul torneo per un'eventuale cancellazione dovuta a pandemia virale. Assicurazione da circa 1,6 milioni di euro l'anno (niente rispetto ai 260 di ricavo per ogni edizione) rinnovata puntualmente ogni dodici mesi, fino al fatidico 2020 infettato dal Coronavirus. Insomma, la tradizionale perfezione organizzativa del Championship britannico non ha tralasciato niente. E in questo Wimbledon può fare da maestro anche agli altri Slam, visto che nessuno, a quanto pare, è stato previdente come gli inglesi e il Roland Garros, per salvare i suoi 240 milioni di ricavi, ha dovuto rinviare in fretta e furia l'edizione di quest'anno al mese di settembre, entrando in collisione con tutto il mondo del tennis che non ha gradito la decisione unilaterale. Ma con l'assicurazione che porterà nelle casse di Wimbledon un centinaio di milioni, si spiega anche la decisione di non tentare nemmeno di spostare il torneo ad agosto, giocandolo magari a porte chiuse. La mancanza di incassi, il montepremi da garantire e le spese comunque necessarie per organizzare il torneo non potevano infatti valere la copertura assicurativa. Adesso semmai sarà curioso vedere se in altri settori dello sport mondiale qualcuno sarà stato altrettanto previdente, magari a partire dal Tour de France, manifestazione di grandezza planetaria che gli organizzatori tentano disperatamente di difendere fino a che gli sarà possibile. Non solo, ma Wimbledon si è dimostrato persino più accorto dei governi di mezzo mondo che non hanno fatto alcun tesoro dell'epidemia di Sars del 2003 e hanno continuato a non tutelarsi da un'eventualità di una pandemia come quella attuale.

Che infatti sta mettendo in crisi la sanità anche (o soprattutto) nei Paesi degli Slam, a partire dall'Inghilterra. Se Boris Johnson si fosse dato al tennis

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