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Yates ci prova e spera. Ma il ragionier Egan controlla lui e gli altri

Bernal: "È meglio perdere secondi che energie" Il britannico vince però rimane a distanza

Yates ci prova e spera. Ma il ragionier Egan controlla lui e gli altri

Ci sono tanti modi di vincere: attaccando e difendendosi. Egan Bernal, in questo Giro, ha dato fin qui un saggio di entrambe le cose. Bravo a tramortire gli avversari sullo sterrato di Campo Felice (Rocca di Cambio), bravissimo nel tappone accorciato del Giau, bravo sia a Sega di Ala che ieri all'Alpe di Mera dove il colombiano non brillantissimo, ha saputo amministrare con lucidità il vantaggio accumulato.

Lo si sapeva: Simon Yates ci avrebbe provato. Non manca poi molto a Milano e se vuole ancora sperare di far saltare il banco, il britannico deve anche rischiare di mandare a monte tutto. Accende i fuochi d'artificio a sette chilometri dalla vetta e tutti gli altri provano ad andargli dietro. Tutti i migliori meno uno: il colombiano in rosa fa finta di non vedere. Di non preoccuparsi di quegli esaltati che partono come dei razzi quando manca ancora una eternità al traguardo. Per la serie: lascia fare, si stancheranno.

È chiaro che esageriamo, ma in pratica è andata così. Bernal non è pimpante, non è lo scalatore che abbiamo ammirato sgambettare leggero sulle Dolomiti, ma un Giro si vince anche ragionando e aspettando, gestendo crisi e situazioni complicate. Certo, devi aver messo fieno in cascina, questo è logico, ma visto che il colombiano l'ha fatto, adesso può anche permettersi di godersi con relativa tranquillità lo spettacolo.

Si arriva alla resa dei conti con quasi tre settimane di battaglia senza esclusione di colpi e tutti con le forze ridotte al lumicino. Sono tutti in riserva. Ieri ha vinto il fantasmino britannico, Simon Yates, che arriva all'Alpe di Mera tutto solo.

Alle sue spalle un brillantissimo Joao Almeida (11), poi Bernal (28), quarto il nostro Damiano Caruso (32), che resta sempre lì, in seconda posizione, minacciata però da Yates che si è fatto sotto ed è solo a 20 dal siciliano.

Oggi si va due volte oltre i duemila metri, prima di arrampicarsi su Alpe Motta, altra cima inedita. È probabile che Bernal giochi anche stavolta di rimessa, avendo un bel gruzzoletto in banca (2'29 su Caruso e 2'49 su Yates, ndr). «Meglio perdere qualche secondo che bruciare energie preziose», ha spiegato con un sorriso splendente la maglia rosa.

Insomma, ad agitarsi sono chiaramente gli altri, Bernal a questo punto può anche prendersela comoda, sempre che non decida di fare proprio lui l'ultimo sforzo.

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