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Stadio chiuso, le squadre restano ai cancelli

Il mancato accordo con il Comune costa alla Ternana lo 0-3

Ternana. Sconfitta a tavolino (0-3) per la Ternana, che ieri non è stata in grado di mettere a disposizione lo stadio per la seconda gara interna nel girone B della C1, contro la Salernitana, a causa del mancato accordo con il Comune. Alle 15.45, il direttore di gara, Gallione, di Alessandria, atteso un tempo di gara, ha constatato l'impossibilità ad entrare nello stadio (chiuso) da parte delle due squadre che si sono regolarmente presentate, ed ha di fatto sancito la sconfitta della Ternana (anche se sarà il giudice sportivo a decretarla). Spetterà ora alla Lega di C, guidata da Mario Macalli, stabilire se la squadra umbra dovrà subire anche un punto di penalizzazione: una eventualità, questa, legata all'accertamento della responsabilità dell'accaduto. Le due squadre si erano presentate regolarmente, intorno alle 13.30, davanti ai cancelli dello stadio, trovati chiusi.
Presenti anche Emanuele Longarini, il figlio del patron Edoardo Longarini, e il direttore tecnico della Ternana, Giuliano Pesce. C'erano pure alcune centinaia di tifosi (circa 600 all'inizio, poi non più di 400) che hanno svolto una protesta civile, gridando «La Ternana siamo noi» ed esponendo uno striscione con la scritta «Longarini vattene». Tifosi controllati da un ingente presenza delle forze di polizia.
Il braccio di ferro sul rinnovo della convenzione per lo stadio era cominciato già prima dell'inizio del campionato con la Ternana, retrocessa dalla serie B nella scorsa stagione, che era stata costretta a disputare a Pistoia la sua prima gara in casa.

Venerdì scorso c'era stata una lunga e infruttuosa riunione tra Comune e società e ieri il direttore tecnico, Giuliano Pesce e l'allenatore, Giancarlo Favarin, hanno denunciato «un disegno per fare arrivare al collasso il calcio ternano».

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