Stalking in rosa: arrestata a 22 anni Perseguitava il «bello del quartiere»

Torino«Sono sola e non ho nessuno con cui trascorrere un po’ di tempo, nessuno con cui scambiare due chiacchiere. Volevo che Marco diventasse mio amico, tutto qui». Così lo ha ossessionato per mesi, atteso per ore sotto casa, osservato di nascosto e pedinato. Lo ha tempestato di telefonate, sms, anche centotrenta in un giorno. Lo ha supplicato, pregato di diventare suo amico. Ma è stato tutto inutile. E alla fine è pure finita in galera con l’accusa di stalking. Anche se il gip ha poi deciso di non convalidare il fermo eseguito dai carabinieri.
Questa non è una storia di minacce, non c’è spazio per offese e ingiurie. Nessuna violenza, solo pedinamenti e telefonate. È stalking puro, persecuzione continua, appostamenti e intrusioni di una persona nella vita privata di un’altra. È la triste vicenda umana di una ragazza di 22 anni, Rosanna S., torinese, che sa di essere sola e sente di aver bisogno di un amico. E l’amico che lei sogna, l’amico che vorrebbe ha sette anni meno di lei, ne ha soltanto 15 e fa lo studente in un istituto superiore nel quartiere Pellerina, a Torino. Marco (lo chiameremo così) è il bello del quartiere, il fidanzatino che tutte le ragazze vorrebbero. Marco è anche gentile, disponibile, solare. Rosanna lo adora, ma non trova il coraggio di dirglielo. Rosanna è timida, introversa. Rosanna è sola, non ha amici.
Rosanna incontra Marco sei mesi fa e ne resta letteralmente stregata. Viene conquistata dal suo modo di fare, rapita dai suoi atteggiamenti. Decide di occuparsi di lui e comincia a seguirlo. Vuol sapere tutto di questo ragazzino, vuol conoscere ogni aspetto della sua vita. Vuol sapere dove abita, scoprire quale scuola frequenta, come trascorre il tempo libero e quali sono i suoi amici. Traccia in fretta un identikit del ragazzo, ricostruisce in pochi giorni le sue abitudini. Poi non lo perde più di vista. E gli telefona, lo tempesta letteralmente di chiamate anonime. Decine ogni giorno, tutti i giorni. Anche sms. Decine, centinaia. In uno c’è scritto: «Devi diventare mio amico, se non mi starai vicino ti rovinerò la vita». Nessuna avance di tipo sessuale, però. Solo un’ossessiva richiesta di amicizia.
Ma a Rosanna non basta, non può bastare. Anche perché Marco si mostra assolutamente insensibile ai suoi richiami. E così un bel giorno la ragazza decide di affrontare lo studente. Sono entrambi ai giardinetti, lui è con i suoi amici. Lei gli va incontro, gli si piazza davanti. Ma non trova il coraggio di parlare. Scappa via senza dire nulla, fugge e si nasconde. Poi torna alla carica. Un paio di giorni dopo affronta di nuovo lo studente e questa volta lo aggredisce, verbalmente, con frasi prive di senso, ma cariche di risentimento. Una scena che si ripete anche nei giorni successivi. Tant’è che Marco decide di restarsene chiuso in casa ed evita pure di andare a scuola. È l’unica arma che possiede per difendersi dalla ventiduenne.
Ma ormai la misura è colma. Marco intuisce che è giunto il momento di agire, di reagire. Lo studente si confida con i genitori, racconta loro cosa gli sta accadendo da sei mesi a questa parte. Scatta la denuncia ai carabinieri. È il 24 marzo di quest’anno.

La Procura convoca i genitori di Rosanna, la ragazza viene rimproverata e invitata a cambiare atteggiamento nei confronti dello studente. Promette di farlo, ma non lo fa. Tre giorni fa finisce in manette. I genitori di Rosanna, esausti, ringraziano i carabinieri. Poi, ieri, il ritorno in libertà.

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