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Francia, nominato il centrista François Bayrou come nuovo premier
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la stanza di Mario CerviBarilla non ha offeso nessuno, ha fatto un errore di marketing

Ribadendo i principi in cui crede, Guido Barilla ha affermato: «non farò mai spot per le famiglie gay perché credo che la famiglia sia solo quella naturale, marito, moglie e figli». Poi le lobby gay, appoggiate dai media amici, sono riuscite a obbligare Barilla a un'imbarazzante retromarcia. Se Guido Barilla avesse seguito l'esempio del collega americano Dan Cathy il boicottaggio ventilato dalle lobby sodomitiche italiane non solo avrebbe fallito, ma le vendite sarebbero aumentate. Giacché politicamente scorretta, la notizia che il colosso alimentare americano Chick-Fil-A ha incrementato le vendite del 29,9 per cento dopo che il proprietario Dan Cathy aveva dichiarato che «coloro (gli omosessuali) che hanno la temerarietà di ridefinire il matrimonio attireranno il giudizio di Dio sul nostro Paese» è stata ignorata dagli organi di informazione filogay italiani.
Verona

La polemica innescata dalle parole - poi corrette - di Guido Barilla mi sembra insensata. Credo non si possa negare a chi gestisce un'industria - anche se ha dimensioni planetarie - il diritto di decidere quali siano i destinatari della pubblicità aziendale. Se poi chi gestisce un'industria decide d'adeguare la sua azione commerciale alle sue convinzioni personali non viola nessuna legge né infrange le regole della convivenza civile. Può essere, in ipotesi, che quel modo d'intendere e di praticare la pubblicità privilegiando la famiglia tradizionale rispetto al mondo gay danneggi le vendite. Ci si troverebbe di fronte a un caso nel quale il criterio del profitto viene subordinato a criteri morali. È una colpa? Io non credo. Semmai è un errore di marketing, ma è strano che i nobili difensori del politicamente ed eticamente corretto rimproverino a un industriale l'essersi sottratto per un momento alle sirene del mercato.

Può anche darsi che una discriminazione come quella addebitata a Guido Barilla incentivi le vendite anziché penalizzarle. Ma la questione importante non è questa. La questione importante riguarda la libertà di scelte etiche e di scelte commerciali negata da una tirannia conformista.

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