la stanza di Mario CerviI regolamenti di conti si fanno ancora, ma non con i colpi alla nuca

C'è già stato un precedente storico in cui gli avversari politici, talvolta anche compagni di partito, venivano eliminati per via giudiziaria, pretendendo da loro addirittura l'autocritica prima della condanna con conseguente fucilazione o colpo alla nuca. Rileggendo di questi fatti non so perché mi è venuta in mente l'attuale situazione italiana in cui, analogamente a quanto succedeva allora, anche oggi chi dissente si guarda bene dal farlo notare per non finire accanto al condannato. Per i tanti che non sono abituati ad aggiornarsi o lo fanno a un unico abbeveratoio, preciso che il periodo storico di riferimento è quello staliniano.
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Caro Bellani, mi sono perfettamente chiari i suoi riferimenti al regime staliniano, alle spaventose «purghe», alle agghiaccianti confessioni degli imputati in processi farsa. Non mi è invece chiaro per quali ragioni l'attuale stagione politica italiana possa essere accostata a quei foschi precedenti. Le viltà e le delazioni ci sono anche adesso, così come ci sono le imposizioni dei governanti e gli arbitri della magistratura. Ma siamo sul terreno della dialettica politica o, nel peggiore dei casi, della faziosità giudiziaria, non su quello delle fucilazioni e dei colpi alla nuca. Non so da dove lei tragga la convinzione che oggi chi dissente si guardi bene dal farlo e dal farlo notare per non finire accanto a chi è stato condannato. Per fortuna non è così. Il Palazzo e i suoi dintorni sono popolati, sia a sinistra sia a destra, da gruppi rissosi che non si risparmiano colpi bassi. Ma niente a che vedere con i plotoni d'esecuzione.

Mi sembra che gli aspetti deteriori e sconfortanti della vita nazionale siano troppo sovente visti come ritorni o lasciti d'un passato di terrore e di sangue. Cerchiamo di mantenere il senso delle proporzioni, e di ricordare che tra Enrico Letta e Baffone ce ne corre.

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