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la stanza di Mario CerviLa diplomazia serve: ha dato all'Europa settant'anni di pace

L'ammonimento di papa Francesco è condivisibile. Il pontefice avverte del pericolo di una terza guerra mondiale se sulla Siria cadranno bombe e proiettili di potenze occidentali. La diplomazia, tanto invocata per risolvere crisi mondiali, troppo spesso ammaina la bandiera della pace. Se è vero che la storia è maestra di vita, viene da pensare che in pochi, tra i partecipanti ai vertici negoziatori, conoscano nel dettaglio le vicende storiche che scandiscono le terribili conseguenze della guerra.
Bergamo

Caro Sicari, gli ammonimenti del Papa sono - è proprio il caso di dirlo - sacrosanti. Un seguito di vicende internazionali riguardanti i Paesi arabi ha dimostrato quanto le speranze accese dalle «primavere» fossero infondate e quanto gli interventi occidentali siano stati, e minaccino ancora d'essere, pericolosi. Personalmente non credo alla possibilità che le convulsioni siriane scatenino una terza guerra mondiale. Si tratta, secondo me, di focolai divampanti in aree decentrate e tradizionalmente inquiete. La diplomazia non è servita un gran che in Iraq o in Libia o in Siria. Non disprezziamola tuttavia. Perché la politica e la diplomazia insieme hanno assicurato alla nostra Europa il più lungo periodo di pace della sua storia millenaria, quasi settat'anni. E la leggendaria Belle Époque ne durò soltanto 44, dalla vittoria prussiana sui francesi nel 1870 allo scoppio della Grande Guerra nel 1914. Ho già ricordato più volte la lunga parentesi pacifica di questi nostri anni rispondendo a lettori angosciati per le miserie d'oggi. Le miserie ci sono, eccome.

Ma per la nostra Europa e per l'Occidente in generale non ci sono i combattimenti, non ci sono i bombardamenti, non ci sono le macerie causate da scontri rovinosi e sanguinosi. Dopodiché disperiamoci pure per lo spread, ma senza dimenticare il passato.

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