la stanza di Mario CerviLe due facce di Napoleone: macellaio e promotore di civiltà

Dottor Cervi, ho sempre apprezzato il suo equilibrio. Gradirei il suo parere su questo mio dilemma. Due personaggi, entrambi bassi di statura, uno con i baffetti e l'altro con una mano sempre fredda, hanno invaso l'Europa portando morte, violenza, distruzione e depredando case, chiese, musei. Entrambi hanno avuto la poco brillante idea di avventurarsi in Russia. Perché a suo avviso uno è considerato (giustamente) un violento guerrafondaio e un assassino, mentre il secondo è stato osannato, e Parigi e la Francia in generale lo venerano?
Bergamo

Domanda impegnativa, caro Galbiati. Essendo io un postero - abilitato dunque a pronunciare l'ardua sentenza su Napoleone I e su Hitler - azzardo una risposta e dico che secondo me il paragone è improponibile. Non per la capacità di far morire soldati e non soldati. In questa attività il Bonaparte eccelleva con il cinismo dei conquistatori. Percorrendo dopo una battaglia vittoriosa - mi pare fosse Austerlitz - quel terreno disseminato di cadaveri aveva detto «una notte d'amore di Parigi rimedierà a tutto questo». Napoleone fu un macellaio e all'occorrenza anche un ladro di tesori d'arte. Ma portò per l'Europa il credo della Rivoluzione francese, quel «liberté, égalitè, fraternité» che a me piace. Mi piace nonostante gli orrori del Terrore. Con le bandiere napoleoniche fu messo in soffitta l'ancien régime, bene o male venne affermato il principio che i cittadini fossero tutti uguali. Napoleone portò al massacro centinaia di migliaia di uomini - come avveniva in tutti i conflitti importanti - ma non sterminò un popolo per furore ideologico.

I suoi codici furono uno straordinario monumento di nuova giustizia. Non credo che Alessandro Manzoni si sarebbe commosso per la morte del tipo con i baffetti. Rese omaggio a un personaggio che la storia avrebbe ricordato per le sue grandezze civili, oltre che per il sangue sparso.

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