Premesso che sono favorevole a ogni opera che possa portare sviluppo e lavoro, vorrei far presente che fra la TAV ed il ponte sullo stretto di Messina esistono grandi differenze. La TAV sarà un opera costosissima, dai 12 ai 20 miliardi di Euro, il cui completamento è previsto non prima di un decennio. L'utilità ed i vantaggi che essa potrà apportare sono molto dubbi viste le mutate condizioni economiche e geopolitiche che si sono verificate da quando l'opera è stata concepita. Il ponte sullo stretto sarebbe invece un opera di indubbia utilità che consentirebbe alla Sicilia e al meridione un forte sviluppo economico e turistico. Rimango stupito dal fatto che tutti ammirano e decantano le grandi opere che vengono realizzate all'estero mentre per il ponte sullo stretto, che sarebbe il ponte a campata unica più lungo finora costruito di cui l'Italia potrebbe portare grande vanto, venga così caparbiamente osteggiato dai nostri politici e da parte della popolazione. Va inoltre considerato che il costo della realizzazione ammonterebbe ameno della metà del costo della TAV.
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Caro Gaia, non mi pronuncio, diversamente da lei, sul confronto tra la Tav e il ponte sullo stretto. Mi manca la competenza necessaria per esprimere, su un tema così complesso, un verdetto. Se uno dà ascolto ai favorevoli all'una o all'altra iniziativa viene a sapere che sia la Tav sia il ponte daranno un apporto inestimabile al progresso tecnico ed economico italiano. Se uno dà ascolto ai contrari viene a sapere che in entrambi i casi assisteremo a uno spreco immane di risorse, per realizzare una linea ferroviaria o un ponte inutili saranno sottratti i fondi necessari per le mense nelle scuole materne o per i posti letto in ospedale. È questa la filosofia - anche grillina ma non soltanto grillina - del no a tutto, un martellamento di rifiuti nobilitati da virtuosi propositi. Si fosse dato ascolto, molti anni fa, ai fautori dei no - che anche allora non mancavano - saremmo senza l'autostrada del sole. Gli argomenti che lei, caro Gaia, porta per perorare la costruzione del ponte sono ragionevoli. Ad essi ne vengono opposti, pro Tav, altri non meno ragionevoli.
Il pericolo è che in questi dilemmi uno Stato irresoluto non faccia né la Tav né il ponte, che si dia partita vinta agli apostoli d'una Italia in decrescita felice e in arretratezza infelice, che qui da noi ci sia la paralisi mentre altrove le grandi opere procedano a gonfie vele. Alla dirigenza politica si chiede una cosa sola: che decida di decidere, e quando ha deciso non si lasci intimorire dagli strilli dei demagoghi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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