PAROLA_LETTORI

la stanza di Mario CerviLo Stato non può chiudere un occhio davanti all'insurrezionalismo

Gent.mo Dott Cervi, Le scrivo in merito alla Sua risposta sul Veneto «occupato» del 5 aprile. Sono un Suo lettore ed estimatore, ma questa volta trovo abbia «toppato». In oltre mille anni di storia, la Repubblica di Venezia ha avuto un peso politico e finanziario straordinario che le ha permesso di finanziare regni e governi litigiosi, spendaccioni e cattivi... pagatori. Stati che ora sono a pieno titolo nell'Ue. A Venezia il Magistrato alle acque aveva poteri illimitati per la custodia del territorio, ma illimitati erano anche i castighi se sbagliava. A proposito di acqua, Le ricorda qualcosa dei tempi nostri? Alluvione nel Polesine, Friuli, Vajont, Vicenza, Padova... Quando è arrivato questo Stato che ci ha dato «prosperità»? Molto dopo che i veneti si erano rimboccati le maniche, e qualche volta non s'è proprio visto. Solo uno stato vile incarcera i sui sudditi per reati cervellotici avvalorati da magistrati asserviti al potere e lascia in libertà assassini e delinquenti in nome del buonismo.
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Caro Bragiato, può darsi che - come lei e tanti altri scrivete - io abbia «toppato». Non sarebbe la prima né l'ultima volta. Onoro, come è doveroso per chiunque abbia un minimo di conoscenza storica, le glorie venete. Ma alcuni che le difendono usano, mi pare, toni simili a quelli dei nostalgici borbonici, per i quali il Regno delle Due Sicilie assommava straordinari meriti di buon governo, dissipati dai feroci piemontesi. La Repubblica di San Marco fu una realtà mirabile. Ma io mi riferivo a fatti recenti, all'impetuoso sviluppo economico di una regione nei cui confini esistono aree un tempo di grande miseria, come il Polesine, approdate a un grande sviluppo. I veneti - a me molto cari - si sono affermati soprattutto per meriti loro, chi lo nega. Ma in un contesto che ha consentito ai meriti di esprimersi. A proposito dell'indipendentismo veneto mi ha scritto anche Roberta Bartolini, assidua di questa «Stanza», la quale ha messo il tanko a confronto con le azioni violente dei No Tav. Gli aspiranti guerrieri dell'«ombretta» sono, anche secondo me, di gran lunga meno temibili dei rivoltosi della Val di Susa. Il loro arresto è stato probabilmente una misura eccessiva. E per i No Tav il rigore giudiziario è sacrosanto.

Ma a contraddittori sensati come Bartolini e Bragiato, pongo una domanda. Se i tankisti, violenti senza dubbio nel linguaggio e nelle intenzioni, fossero passati all'azione, la gente non avrebbe forse in toni duramente accusatori deplorato che le autorità, venute a conoscenza d'un linguaggio insurrezionale, non fossero intervenute? Non sarebbe stata, quella, un'ennesima occasione per denunciare la viltà dello Stato italiano?

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