la stanza di Mario CerviMichaela Biancofiore inopportuna, Antonio Ingroia arrogante

Quando il Dott. Ingroia, magistrato, fondò il movimento Rivoluzione Civile vi fu chi obiettò che forse non era deontologicamente corretto che un magistrato in carica scendesse in politica. L'interessato rispose che «un magistrato è un uomo come tutti gli altri e ha diritto alle proprie opinioni». Benissimo, ma lo stesso principio vale per un sottosegretario? Si direbbe di no, dato che il neo sottosegretario Biancofiore è stato cacciato dalle Pari Opportunità per aver in passato espresso opinioni, non ricordo quali, sugli omosessuali. Ho ancora il diritto costituzionale di esprimere anch'io le mie opinioni, cioè di dire, a esempio, che vorrei che in Italia fossero prima di tutto salvaguardati i diritti degli italiani e poi quelli degli stranieri, che ritengo fuor di logica e di natura il matrimonio tra persone dello stesso sesso, che ritengo che determinate etnie siano inevitabilmente destinate a confliggere con le nostre leggi e usanze?
Torino

Caro Incorvaia, in un Paese libero chiunque ha diritto d'esprimere le proprie idee, purché non violino la legge. E mi sembra evidente che nulla di quanto è sintetizzato nella sua domanda costituisce reato. Infatti ciò che lei pensa è condiviso da milioni d'italiani, difficilmente catalogabili come eversori. Ho sempre espresso il parere che anche la norma costituzionale vietante l'apologia del fascismo sia sbagliata, anzitutto perché non punisce ogni totalitarismo - i costituenti ebbero la via sbarrata, in quel senso, dal Pci - e poi perché è in se stessa illiberale. Infatti la si considera obsoleta dal punto di vista giudiziario, relitto d'una stagione remota. Convengo che il tappare la bocca a un sottosegretario se azzarda - o addirittura ha in passato azzardato - espressioni politicamente scorrette sa lontano un miglio di censura. Altro è il discorso riguardante l'opportunità di determinate dichiarazioni. Ma qui siamo sul terreno sdrucciolevolissimo del conformismo, o del non conformismo. Ho invece la certezza che la frase di Ingroia da lei citata appartenga all'immenso catalogo delle sue arroganti sciocchezze. Un magistrato è un uomo come un altro, chi lo nega? Ma la magistratura non è una professione come le altre.

Chi veste la toga s'impegna a tutelare principi e valori ritenuti fondamentali dal diritto vigente e dalla democrazia. Le funzioni di giudice s'addicono magari ai mediocri, non ai matti e ai fanatici. Bakunin, profeta dell'anarchia, non l'avrei visto bene come stipendiato dello Stato.

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